L'ANALISI
18 Marzo 2025 - 05:25
Dice il giornale, sì questo giornale, che fra nemmeno vent’anni gli attempati, anziani, in là con gli anni (non scrivo vecchi per non offendere nessuno) saranno — spero ‘saremo’ — la maggioranza della popolazione locale. Un bel guaio. Leggo sempre sul nostro giornale che, se va avanti così, a un sacco di scuole toccherà tirare giù la saracinesca come i negozi del centro. Un altro bel guaio. Trattandosi della mia generazione e dintorni, mi sento coinvolto e anche un po’ responsabile perché essere considerato un problema non è mai piacevole. Ma io, per darmi come posso un po’ arie da giovanotti, mi sforzo di pensare positivo. E a furia di pensare, a un certo punto ho visto la luce come John Belushi nella chiesa del reverendo Cleophus James. Siamo, saremo (sarete, nel caso io mi rivelassi meno longevo di quanto auspico) troppi? Perfino troppi per essere messi nell’ospizio, figuriamoci per essere parcheggiati in tinello, che sul divano è il posto preferito di Fausto (il cocker) e sulla poltrona ama starci Faustina (la gatta)? E intanto gli unici spazi che restano vuoti sono le aule? Eureka: ho trovato il modo per risolvere due problemi in un colpo solo. Torniamo a scuola. Come sarebbe a dire ‘chi’? Noi, noi vecchietti, tutti a scuola, a reimparare. Dai che l’idea è meno stramba di come sembra. Ad andare bene, noi vecchietti siamo degli ignoranti di ritorno (io peraltro non mi sono mai allontanato troppo), e allora se ci tocca tornare, torniamo in aula.
Così risolveremmo anche un sacco di problemi collaterali: Fausto e Faustina riavrebbero l’esclusiva dei loro posti su poltrone e divani senza che a tua nuora tocchi chiederti in modo più o meno gentile se ti puoi spostare; gli ospizi potrebbero riqualificarsi limitandosi ad accogliere professori luminari docenti eminenze varie, insomma i pochi che di rinfrescare le meningi non hanno bisogno; e si creerebbero posti di lavoro per maestri e maestre, bidelli e bidelle, presidi e presidi. Per non parlare dell’indispensabile geriatra d’istituto. E se tu ti vergogni ad ammettere che ti farebbe bene, ti incoraggio facendo outing per primo: io mi trascino problemi irrisolti con la tabellina del sette e con le divisioni con i decimali, per limitarci all’aritmetica. Dai che ciascuno ha le sue magagne, anche se a suo tempo almeno elementari e medie le si faceva per bene.
E poi dove lo mettiamo l’allenamento della memoria? Sono l’unico che a volte per ricordarmi come si chiama quell’attrice, sì quella bionda che ha fatto quel filmone insieme a coso, ma sì coso… E allora faccio passare l’alfabeto sperando che l’iniziale mi aiuti a farmi tornare in mente l’attrice l’attore o almeno il film, a, bi, ci, di, macché… E poi sarà pieno di sorprese, soprattutto per chi nel frattempo si è distratto un po’.
Prendi la geografia, ma pensa ero rimasto che l’Urss non esisteva più e invece piano piano… E la bandiera americana non me la ricordavo così, che nel rettangolo blu insieme alle cinquanta stelle ci sono anche una foglia d’acero, una nave che passa il canale di Panama e un pinguino (ammesso che in Groenlandia ci siano i pinguini).
E le interrogazioni di storia? Che anno era quando ai russi è toccato difendersi eroicamente dall’invasione degli ucraini? Quanto all’ora di ginnastica, ci si potrà allenare a specialità adatte all’età e alle circostanze, corsa col girello, salto triplo delle buche nel marciapiede, lancio del telefonino che ti hanno regalato a Natale ma vai a capire come si accende.
Eh già, perché le nuove tecnologie dove le mettiamo? Lì non siamo analfabeti di ritorno, lì siamo analfabeti fissi dalla nascita. In questa materia sarà meglio limitare le aspettative, altro che diffondere l’intelligenza artificiale, sarebbe già un progresso mettere un limite all’ignoranza naturale. Comunque, se sul serio si tornasse a scuola, potrebbe succedere di tutto.
Per esempio, io in quinta al Plasio avevo come maestro mio nonno. E non è stata una passeggiata, ero il più interrogato e il più controllato di tutti. Anzi: te l’ho già raccontata quella volta che mi ha sequestrato la figurina di Cinesinho e me l’ha ridata solo l’ultimo giorno di scuola? Ecco: adesso potrebbe succedere qualcosa del genere, ma a parti rovesciate, per esempio di ritrovarti come maestro tuo nipote. Nel caso, per evitare problemi tipo quelli che sono capitati a me, ti suggerisco di non essere troppo tirchio con le paghette. Sai, meglio prevenire. O ti potrebbe anche succedere di incontrare di nuovo come compagna di classe quella a cui morivi dietro alle magistrali, e non hai mai osato chiederle di uscire, ma adesso non sei più il timidone che eri cinquantacinque anni fa, vero? E allora dai, alla prima occasione buttati, tanto per attaccare bottone offrile la tua boccetta del valium, che lei ha dimenticato di metterla in borsetta. E poi buttati. Ciao, come va? Ah, sei vedova? Che bello, anch’io. Stai solo attento a comportarti bene: sì ogni tanto una ‘mano’ clandestina di briscola negli ultimi banchi ci può stare, ma se perdi non prendere a parolacce il tuo compagno come fai al bar, altrimenti la maestra ti scopre e ti spedisce dal preside. O, peggio, ti dicono domani vieni accompagnato da un figlio; o, peggio del peggio, te l’immagini la faccia di tua nuora mentre ti firma la nota sul diario? E proprio come una volta alla domenica si potrebbero organizzare le ‘festine’, però non in un garage come da giovani, fa troppo freddo e c’è da prendersi un accidente.
Vedi che parlandone l’idea sembra sempre meno peregrina? Certo ci sarà qualche problema organizzativo, ma si può risolvere. Se hanno speso tutti quei soldi per i banchi a rotelle potranno ben permettersi di sostituire le seggiole con delle comode. E ci vorranno intervalli adeguati per cambio pannolone (però che figura se ti fai beccare a fumare nei bagni, alla tua età); e in caso di assenze, basterà farsi firmare la giustifica da un nipote. Certo toccherà abituarsi allo spettacolo degli scuolabus con a bordo arzilli vecchietti invece degli ormai introvabili scolaretti. Se guardi fuori dal finestrino evita di fare le boccacce ai passanti, che ti si vede la dentiera. D’altra parte scusa, che alternative hai? Far fare un giretto a Fausto (che nome per un cocker, lo so che lo pensi ma non sognarti di dirlo altrimenti la senti tua nuora, che l’ha scelto lei), dare da mangiare ai piccioni ai giardinetti, fare le parole crociate copiando dalle soluzioni per fare finta che la memoria funziona ancora, sbirciare dalle fessure nelle palizzate quelli che lavorano nei cantieri? Non mi dirai che tornare sui banchi è meno dignitoso.
Certo, ricordati sempre che hai una certa età. Evita le battaglie con i cancellini che poi sbagli mira e chissà chi centri, astieniti dal riempire il diario del compagno di banco di disegni sconci che non hai più la mano abbastanza ferma e vengono fuori degli sgorbi avvilenti quasi quanto l’originale, non appiccicare la pasta adesiva della dentiera sotto il banco facendo finta che sia chewing gum, abbi la dignità di non lasciare apposta a casa l’apparecchio acustico per poter fare il sordo in caso di interrogazione. E se anche da ragazzo eri il bullo della quinta D adesso lascia perdere, che lo vedono tutti che all’uscita da scuola viene a prenderti la badante. Studia, studia, che dà soddisfazione. E poi, lo sai, a una certa età le insufficienze sono pericolose. Studia e sarai promosso, salvo complicazioni. Ma più di tutto mi raccomando, non farti bocciare. Alla nostra età non è detto che ci sia il tempo per ripetere l’anno. Insomma a me sembra una facile bella idea. L’età non deve essere una scusa per non provarci. Ricordati, non è mai troppo tardi, lo diceva sempre alla televisione il maestro… Ma sì, il maestro coso… A, bi, ci, di…
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris