L'ANALISI
31 Marzo 2023 - 05:25
Isabelle e la piccola Gloria
CREMONA - Isabelle è una donna bellissima, schiva, di un’eleganza innata. Ha lo sguardo fiero, velato di una tristezza che non la abbandona mai. Isabelle Audrey è la mamma di Gloria, la bambina di due anni uccisa per mano del padre Jacob Danho al quale l’aveva affidata sorridente una mattina d’estate.
Da quel 22 giugno 2019 vive il suo dolore con una dignità senza pari. Si è sottratta al clamore dei media, non ha presenziato che una volta in tribunale e, chi la conosce, non l’ha mai sentita esprimere giudizi contro il compagno per la pena che le ha inflitto, la peggiore. Non ha avuto bisogno Isabelle di urlare e rendere pubblico ciò che aveva dentro, ma di affidarsi: alla giustizia, agli amici, al lavoro e allo studio.
Subito dopo l’accaduto ha chiesto di stare a contatto con la natura, ritrovare quella vita semplice, simile a quella che ha lasciato ad Abidjan, in Costa d’Avorio, dove ha una splendida famiglia unita - il padre era gendarme ed è mancato due anni fa, la mamma Berthe è una bravissima sarta e confeziona abiti variopinti che le spedisce per indossarli a Cremona, poi sorelle e un fratello. Ha cercato di placare quel dolore lacerante con l’impegno, il supporto degli amici, i numerosi messaggi di solidarietà e ha creduto nella giustizia. Ora che la sentenza è definitiva e l’ex compagno è stato condannato all’ergastolo, la mamma di Gloria ripercorre quello che è accaduto dopo aver perso la sua bambina.
«Una parte di me se n’è andata per sempre con mia figlia, quel dolore atroce dei primi giorni dopo la sua morte è inenarrabile, non sapevo nemmeno da dove ricominciare pensavo mi avrebbe sopraffatta, ero rimasta sola, nulla aveva più senso, mi sono chiusa nella mia sofferenza, ero annientata. Ad Abidja vivevo a contatto con la natura, perciò ho pensato di ripartire da lì, avevo bisogno di stare in campagna, di lavorare con gli animali, sentire gli odori della terra, lontano dal clamore e dalla curiosità, così ho chiesto ad amici che hanno una cascina di trascorrere lì un po’ di tempo. Contemporaneamente ho seguito il corso Asa già iniziato e ho perfezionato l’italiano. Giorno dopo giorno mi sono sforzata di vivere, di farlo anche per lei, per la mia Gloria».
Isabelle, che era già in possesso di un diploma di ragioneria in Costa d’Avorio, si è ora specializzata Oss; lavora a tempo indeterminato in città e, se pur narrando la sua vita in ‘un prima e un dopo Gloria’, ha ritrovato un equilibrio, fa progetti per il futuro. Per questo vuole ricordare chi l’ha aiutata.
«Desidero ringraziare infinitamente il mio legale, l’avvocato Elena Pisati sia per le sue doti umane che per la grande professionalità. Mi ha supportata fin da subito, mi ha sempre rappresentata e protetta durante tutto il percorso della giustizia, con lei mi sono sentita tutelata, la stimo infinitamente. Il Focolare Grassi che non ha mai smesso di starmi vicino, da quando mi sono rifugiata lì con la mia bambina per proteggerla, fino ad ora: educatori e volontari rappresentano ancora il mio punto di riferimento, la mia famiglia in Italia. Il vescovo, Monsignor Napolioni che si è offerto di celebrare la messa (Gloria è sepolta nel cimitero di Cremona), le maestre, i genitori dei compagni di scuola della mia piccola, Serena, la madrina di Gloria, si è presa cura di me e le tante, tante persone – anche quello che non conosco -, che mi hanno mostrato la loro solidarietà e hanno condiviso il mio dolore quando non ero certa che sarei sopravvissuta a questa tragedia insensata. Gloria mi ha mandato degli amici cari, mi sono stati molto vicini e, a piccoli passi, con loro, con la gente che ho intorno, con la dedizione agli altri ho ripreso a vivere. So che questa tristezza non mi abbandonerà mai, che lei mi mancherà finché vivrò, ma so anche che posso andare avanti, che ci sono persone amiche, sulle quali posso contare. Il mio percorso è ancora lungo, vorrei aiutare gli altri che vivono la mia stessa sofferenza, sempre con Gloria al mio fianco».
Quella di Isabelle non è una storia di rinascita, ma di speranza, integrazione, solidarietà, fiducia nella giustizia, negli altri, nella città che l’ha accolta e che lei ha deciso di ringraziare.
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