L'ANALISI
18 Gennaio 2023 - 05:00
CREMA - Lei segue la via della riservatezza e si limita a dire: «Non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale». Ed effettivamente quella «comunicazione ufficiale» è l’ultimo passaggio che separa Emanuela Carpani dall’ufficio della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio della Città metropolitana di Milano: la 55enne di Sergnano — dal 2015 soprintendente a Venezia, dopo i sei anni trascorsi a Siena — a giorni traslocherà a Palazzo Litta. Completando, così, un autentico trittico delle meraviglie. Il super-architetto, che ha ricoperto gli incarichi più prestigiosi tra quelli legati alle città d’arte italiane, è chiamata a un esordio tanto inusuale quanto spinoso. Perché sulla scrivania di corso Magenta, in cima alla pila dei faldoni, la attende il dossier sullo stadio di San Siro.
Tema tremendamente pop, ma che di certo non trova impreparata la specialista cremasca che, tra le numerose «missioni» inanellate in carriera, si è occupata di salvare le straordinarie bellezze lagunari dalla furia dell’acqua alta e di fronteggiare l’emergenza ambientale nell’isola del Giglio dopo il naufragio della Costa Concordia. Ora, primo sforzo da titolare della Soprintendenza meneghina, il capitolo «Scala del calcio». Da lungo tempo al centro di un dibattito rovente: da un lato il progetto della due società calcistiche milanesi, che puntano ad abbattere il vecchio stadio per realizzare una modernissima cattedrale del pallone; dall’altro il governo, che ha più volte rimarcato l’intenzione di tutelare lo storico impianto calcistico paventando — per bocca del sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi — la possibilità di introdurre un vincolo relazionale; in mezzo il Comune di Milano, che ha offerto un «sì» condizionato» a Milan e Inter. E poi, super partes, c’è lei: Carpani è l’unica ad avere la potestà di riaprire il dossier per impedirne la demolizione di San Siro.
Intanto, nelle scorse ore, è stato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a intervenire per fare chiarezza: «A chi tocca decidere? Al Comune di Milano — ha affermato —. Il governo non c’entra niente. La storia che debba decidere il governo se la sta inventando il sindaco Beppe Sala per non decidere. Dice: voglio vedere se il governo pone un vincolo. Ma non è il governo che pone il vincolo, lo pone la Sovrintendenza, che ha già deciso (lo ha fatto la responsabile uscente, Antonella Ranaldi, ndr): ha detto che non si può porre un vincolo su San Siro».
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