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MUSICA LIRICA

Un cremasco alla Scala: il tenore Carpani nell'opera Boris Godunov

L'artista è corista dal 1999 del teatro meneghino: «La musica lirica sia per tutti»

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

12 Dicembre 2022 - 05:15

Un cremasco alla Scala, il tenore Carpani nell'opera Boris Godunov

Giovanni Carpani

SERGNANO - Se è vero che la musica è l’estroversione sonora della matematica, non deve stupire che uno studente di informatica abbia preferito il legno del palcoscenico al silicio dei chip. Giovanni Carpani, casa e cuore a Sergnano, è tenore del coro della Scala da quasi un quarto di secolo ed è proprio lui a risolvere l’apparente cortocircuito con un’efficace auto-definizione: «Uomo di spettacolo, amante della scienza, della creatività e di conseguenza della ricerca».

Il cantante lirico 53 enne è tra gli applauditissimi interpreti del Boris Godunov che ha aperto la stagione lirica del «teatro dei teatri».

La scelta di un’opera russa per la prima scaligera ha però spaccato l’opinione pubblica e scatenato le proteste ucraine: «Il Boris è arte, non propaganda - commenta Carpani - e il maestro Riccardo Chailly non è stato di certo mosso da intenti provocatori. Quella di Musorgskij non è un’opera politica, ma una rappresentazione esemplare della degenerazione del potere». 

Ora, a una manciata di giorni dal debutto, resta solo il sapore dolce dei 13 minuti di standing ovation tributati dal pubblico al cast: «È stata una prima bellissima, senza dubbio una delle preferite fra quelle che ho avuto l’onore di portare in scena. In tutto sono ormai 24, dal mio esordio nel 1999 con La forza del destino. L’emozione? Quella c’è sempre, anche se nel nostro mestiere è vitale abituarsi allo stress. A noi artisti non è concessa la possibilità di sbagliare, a maggior ragione alla Scala, dove si esige rigore assoluto. Da parte mia, vivo la scena con la stessa eccitazione di quando era bambino e giravo per casa cantando Margherita di Riccardo Cocciante».

Carpani non ha mai tagliato il cordone ombelicale con Sergnano e il territorio cremasco: «Torno a casa quasi ogni weekend per abbracciare i miei familiari. E poi alla mia terra devo esperienze splendide: i primi passi con Angelo Bolciaghi concerti nella banda, i musical con Il Mosaico e poi le messe cantate in Duomo con don Emilio Lingiardi».

Infine, la proposta: «Ai cremaschi dico che sono pronto a costruire nuovi progetti, con l’obiettivo di rendere la musica colta fruibile a tutti. Serve un approccio più informale e pop per rimuovere la patina di inaccessibilità che pesa sulla lirica e sulla classica». 

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