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CREMONA. LA STORIA

Carabinieri in festa: la fanfara in concerto per i 90 anni della Santa Lucia

La caserma venne inaugurata il 15 ottobre 1932. Progettata dall’ingegner Bortini, costò 1 milione e 500 mila lire

Fulvio Stumpo

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redazione@laprovinciacr.it

29 Ottobre 2022 - 05:25

Carabinieri in festa: la fanfara in concerto per i 90 anni della Santa Lucia

Carabinieri alla Santa Lucia durante una cerimonia

CREMONA - Sarà una grande festa in musica, una festa dell’Arma del Carabinieri, una festa con protagonista la musica di Amilcare Ponchielli, questa sera la Fanfara del 3° Reggimento Carabinieri di Milano si esibirà al Ponchielli, sotto la direzione del maestro Andrea Bagnolo.

L’appuntamento concertistico vuole festeggiare il novantesimo anniversario dell’inaugurazione della Caserma Santa Lucia del Comando provinciale dei Carabinieri. Il programma della serata si aprirà con La Fedelissima, ovvero la marcia di ordinanza dell’Arma dei Carabinieri e si concluderà con l’inno nazionale.

IL PROGRAMMA

Fra questi due brani sono stati inseriti pagine di Amilcare Ponchielli e anche alcuni omaggi alla tradizione della musica colta con il Va pensiero e la Radetzky Marsch.

Nella seconda parte si spazierà da Hallelujah di Cohen a Morricone di Mission, a Summertime di Gershiwin a un medley di Chik Corea. Insomma ci sarà un programma che promette di festeggiare degnamente i 90 anni della Caserma dei Carabinieri in città. Il concerto inizia alle 20.30.

LA STORIA DELLE CASERME

Secondo la documentazione fin qui reperita le caserme che hanno ospitato i carabinieri a Cremona sono tre: la prima è la Crotti, in contrada San Vittore-largo Paolo Sarpi, attestata fin dal 1859; della seconda, in via Aselli, non c’è una data di insediamento, ma c’è quella di trasloco: il 15 ottobre del 1932. Quel giorno di 90 anni fa infatti, veniva inaugurata la Nuova Caserma dei Reali Carabinieri in viale Trento e Trieste.

caserma

La caserma Santa Lucia di viale Trento Trieste appena inaugurata

«La Nuova», così la definiscono i giornali dell’epoca, e perfino il progetto, senza mai citare l’intitolazione a Santa Lucia, che verrà tempo dopo.

Un avvenimento atteso, in effetti la vecchia caserma di via Aselli era diventata angusta e malsana, con la Cremonella che spesso invadeva le cantine, con spazi molto ridotti per il casermaggio, come testimonia l’articolo della rivista Cremona e un altro sul Regime Fascista che recita: «Da vari anni palesatasi insufficiente e indecorosa la vecchia Caserma dei R.R. C.C. di via Aselli».

E così nel 1930 le autorità cittadine, nella consapevolezza che due anni dopo si sarebbero celebrati i 10 anni della Marcia su Roma, avviano una serie di opere pubbliche: lo stadio Zini, la scuola di San Bernardo, il sanatorio, il palazzo della Provincia e della Prefettura, istituti scolastici in provincia, asfalto sulle strade, case popolari e per il ceto impiegatizio.

Tra queste opere viene avviata anche la costruzione della nuova caserma dell'Arma. Anche se il prefetto, Luigi Cambiaggio, scrive una lettera ai podestà con i quali li richiama perché diversi di loro «hanno emesso ordinanze... nei riguardi di stabili adibiti a caserma dell'Arma del C.C. R.R., dichiarandole inabitabili vuoi dal lato edilizio, vuoi dal lato igenico-sanitario... a tal proposito si dovranno sentire prima il medico provinciale e l'Ufficio tecnico di Finanza».

Insomma una sorta di fermo al rischio di una proliferazione di lavori, che potrebbe mettere a rischio anche la caserma di viale Trento e Trieste.

Ma è forse proprio per aggirare l'ostacolo che il progetto della Santa Lucia passa alle competenze della Provincia e del suo Rettorato, il preside (così veniva chiamato il presidente) era all’epoca Francesco Rossi, che mette subito all’opera i suoi uffici tecnici, e la domanda viene inviata dalla Provincia al podestà, l’avvocato Giovanni Bellini, nel settembre del 1930.

L’incarico del progetto viene affidato all’ingegner Pietro Bortini, un antesignano della navigazione sul Po, e progettista del porto (non quello attuale). Prima di tutto viene individuata l’area, che deve essere ampia e soprattutto vicina alle grandi vie di comunicazione, e dunque quale migliore sito di uno vicino alla stazione? La scelta infatti cade sul viale Trento e Trieste, dove tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX erano state smantellate le antiche mura (le porte cittadine erano già state demolite da tempo).

Nella carta della città di Davide Vaiani, datata 1925, sul luogo dove sarà costruita la caserma si notano alcuni fabbricati, molto probabilmente magazzini e case fatiscenti. Lo slargo è di fronte alla via della Carità (pressapoco l’attuale via Faerno), la costruzione affaccerà sul viale Trento Trieste, via Dante e la via Nuova, l’attuale via Stauffer.

L’ingegner Bortini, coadiuvato dal geometra Rosolino Aldovini e da Nino Cesura, realizza il progetto in pochi mesi e lo invia alla Commissione di Ornato (l’attuale Commissione edilizia o paesaggistica) che però comunica nella seduta del 27 settembre di non approvare il progetto delle facciate della nuova caserma... «si richiedono maggiore semplicità, un migliore senso d’arte specialmente nei contorni delle finestre, nonché una maggiore simmetria nella disposizione della masse e della distribuzione delle finestre nelle facciate laterali».

La bocciatura viene portata a mano da un vigile urbano in triplice copia all’Ufficio tecnico provinciale, al Genio civile, e al preside Rossi. Il progetto viene ripresentato con i disegni particolareggiati delle finestre e le modifiche della facciata, la Commissione d’Ornato questa volta approva e così il 16 dicembre del 1930 viene rilasciata la licenza numero 506, con in calce la firma del podestà sul timbro con la dicitura «si rilasci licenza».

Vengono stanziati i soldi, un milione e 500 mila lire, il cantiere può partire. Per la costruzione della caserma vengono utilizzate le migliori tecniche edilizie dell’epoca e impiegati 60 operai che lavorano sodo e costruiscono i locali che ospiteranno i comandi di divisione, la tenenza e la compagnia dei carabinieri, nonché gli alloggi per gli ufficiali, sottufficiali e militari semplici, i quali, una delle prime sperimentazioni in Italia, non dormiranno più insieme nelle camerate, ma ognuno in una camera singola.

Il cantiere procede spedito, tanto che meno di due anni dopo, il 15 ottobre del 1932, in occasione delle celebrazioni della Marcia su Roma, la caserma viene inaugurata.

Di primo mattino tutte le autorità cittadine, compreso il procuratore del Re, il cavaliere e grande ufficiale Calcaterra, si radunano nel cortile della prefettura, poi a bordo delle auto si recano nelle varie zone cittadine per inaugurare le opere realizzate a celebrazione della Marcia su Roma.

La prima tappa è in piazza Castello per una visita alle case destinate a impiegati pubblici, il corteo di auto poi si sposta in viale Trento e Trieste per l'inaugurazione della caserma. A presentare il progetto ci pensa il preside Rossi, poi tocca al maggiore cavaliere Galeazzi, comandante della divisione di Cremona fare gli onori di casa e illustrare i servizi e i locali della caserma, definita: «Una delle più belle d’Italia, per non dire la migliore».

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