L'ANALISI
18 Ottobre 2022 - 05:20
CREMA - Migliorare cura a prevenzione dei tumori. La lotta contro il male del secolo si avvale di una nuova potente arma: il nuovo ambulatorio di genetica oncologica che fa di Crema l’unico ospedale dell’area regionale che comprende le province di Cremona, Lodi e la zona di Treviglio a essere dotato di questo servizio. Merito di una convenzione stipulata con l’Università degli Studi di Brescia. Lo dirige la genetista Eleonora Marchina, ricercatore e professore aggregato di genetica medica dell’ateneo bresciano. L’ambulatorio funziona il martedì e mercoledì e si valuterà se estenderlo anche a un sabato al mese.
«Diamo supporto al lavoro dei colleghi dell’Oncologia e identifichiamo le forme eredo familiari di tumore – sottolinea la specialista –: pensiamo ad esempio a quelli femminili (mammella e ovaio), ma anche al tumore del colon, largamente diffuso anche tra i maschi, come quello della prostata». Possono essere inviati all’ambulatorio i pazienti affetti da patologia neoplastica e i familiari a rischio sulla base di criteri da tempo identificati dalla comunità scientifica che vengono periodicamente integrati sulla scorta dei dati che emergono dalla stessa ricerca scientifica medesima.
«È possibile identificare le forme ereditarie del tumore sulla base di alcune specifiche caratteristiche – prosegue Marchina –: la presenza di casi multipli di neoplasia nella famiglia, più generazioni colpite (madre, nonna, sorella), associazione di specifici tipi di cancro es: mammella/ovaio, intestino/endometrio nello stesso soggetto o in più soggetti dello stesso nucleo, esordio ad un’età più giovane rispetto allo stesso tipo di tumore in forma sporadica». Da non dimenticare, però, che l’ereditarietà è un fattore di rischio solo per un numero limitato di casi.
«La maggioranza dei tumori è di tipo sporadico, solo una piccola parte intorno al 5-10% a seconda del tumore considerato è riconducibile a varianti patogenetiche germinali (mutazioni) e pertanto trasmissibili attraverso le generazioni – aggiunge la specialista –: identificare questa quota di pazienti portatori di varianti patogenetiche a carico di specifici geni è importante. Per il paziente stesso, che attraverso controlli più ravvicinati e specifici potrà evitare la recidiva o l’insorgenza di altre forme neoplastiche, ma anche ricevere terapie più specifiche, per i familiari (figli, genitori fratelli e sorelle) che potranno sottoporsi da sani al test genetico per la ricerca della variante familiare ed intraprendere un programma di sorveglianza clinica specifico per la riduzione del rischio».
Nei primi mesi dall’apertura l’ambulatorio ha già seguito 35 pazienti «Una prima fase di rodaggio limitata ai pazienti dell’area oncologica: reparto, day hospital ed ambulatori – precisa la genetista – necessaria alla messa a punto a livello aziendale dei percorsi previsti dalle linee guida nazionali ed internazionali e recepiti dalla normativa regionale. L’obiettivo futuro è quello di estendere il servizio. Vogliamo fare in modo che anche i medici di medicina generale possano inviare pazienti all’ambulatorio di genetica oncologica». Il lavoro con il resto dello staff di Oncologia è un altro punto di forza del nuovo ambulatorio. Marchina collabora con Maurizio Grassi, che dirige l’unità operativa di Oncologia e i colleghi Salvatore Incardona e Alessandro Inzoli.
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