L'ANALISI
16 Marzo 2021 - 06:47
CREMA (16 marzo 2021) - Si preannunciavano decisive, nell’inchiesta sulla morte di Sabrina Beccalli e quindi per il destino giudiziario di Alessandro Pasini. E già le indiscrezioni sulle perizie medico-legali, prima ancora che vengano depositate, lo confermano. Aveva assunto droga la 39enne, i cui resti sono stati trovati nella Panda data alle fiamme la sera dello scorso Ferragosto, a Vergonzana. E lo stupefacente era entrato in circolazione nell’organismo, nelle ore immediatamente precedenti il decesso. Ad accertarlo è stata l’analisi tossicologica sulle pur esigue porzioni di tessuti molli, scoperte nell’abitacolo distrutto dal fuoco, assieme alle ossa della donna. Lui, Pasini, l’impiegato cremasco di 45 anni in carcere a Monza da sette mesi con l’accusa d’aver assassinato l’amica e vicina di casa, distruggendone poi il corpo, ha sempre sostenuto che a stroncarla fosse stata un’overdose. Ossia il malore dovuto alla cocaina e all’eroina che, assicura, avevano consumato nel corso della nottata, in parte trascorsa assieme. Ma diametralmente opposta è la pista seguita dagli inquirenti, che leggono le macchie di sangue individuate sul pianerottolo della casa di via Porto Franco, in cui sarebbe morta l’operaia, come i tasselli di un omicidio. E ad innescarlo, sarebbe stata un’avance sessuale respinta.
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