L'ANALISI
27 Dicembre 2020 - 08:08
SPINO D'ADDA (27 dicembre 2020) - Non solo lenzuoli e striscioni appesi a finestre e balconi, pagine social e meme più o meno ironici. La campagna anti forno crematorio si arricchisce di nuove iniziative. Innanzitutto c’è chi ha serigrafato il furgone della propria attività con un eloquente messaggio: «Chi ama i propri figli, la natura e gli animali dice no al forno» scrive il Pastore amante della natura. Poi è stata lanciata un raccolta firme. Le iniziative pubbliche per sostenerla che partiranno nei prossimi giorni. Finalmente, inoltre, qualcuno ha ipotizzato quali sarebbero gli introiti per le casse comunali, se venisse realizzato il tempio tra il cimitero e la Paullese. Va sempre ricordato che il condizionale è d’obbligo. L’ok al forno deve infatti arrivare dalla Regione, a cui il Comune presenterà nei prossimi giorni manifestazione di interesse, come capofila di un’area da circa 130 enti locali composta dal Cremasco e dalla bassa bresciana, territori che fanno rispettivamente capo alle società partecipate Consorzio.IT e Cogeme, incaricate della costruzione del forno da 5 milioni di euro, dotato di due linee di cremazioni per un minimo di 1.200 salme l’anno. Nunzio Ruzzo, artigiano ed ex collaboratore del servizio manutenzioni comunali, ha fatto due conti. Sempre più orientato a presentarsi alle elezioni comunali 2021, si era già schierato nei giorni scorsi per il no all’impianto. «Nessuno ci ha spiegato quali vantaggi per Spino comporterebbe la realizzazione del forno – esordisce – a fronte del concreto rischio di inquinamento atmosferico. Ai Comuni che già ospitano forni, va una ridicola somma, la media è di 30-40 mila euro l’anno, più un 5% di quanto incassano i privati gestori del forno per ogni cremazione. A spanne, Spino avrebbe un introito intorno ai 100 mila euro. Poca roba, basterebbe una revisione delle spese comunali per risparmiare tale cifra».
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