L'ANALISI
18 Dicembre 2020 - 07:15
CREMA (18 dicembre 2020) - A fine novembre, parlava di «significativa riduzione dei ricoveri» e di un «saldo positivo, o quantomeno in equilibrio», tra chi entrava in ospedale e chi veniva dimesso. E a distanza di tre settimane, Germano Pellegata è ancora più esplicito: «Il quadro, qualora non vi siano variazioni significative, fa propendere per l’ottimismo». Il direttore generale dell’Azienda sociosanitaria territoriale vede diradarsi le nubi. E lo spiraglio di luce filtra dai dati sui ricoveri in Terapia intensiva, indubbiamente il termometro dell’aggressività del virus, sin da quando — la primavera scorsa — un letto in quel reparto rappresentava la discriminante, nei casi più gravi, tra sopravvivere o per farlo, essere costretti a cercare ospitalità in un’altra struttura. E non necessariamente lombarda. «Attualmente, i ricoverati sono quattro», spiega Pellegata. E considerato che restano due letti disponibili e altrettanti attivabili in caso di necessità, la Rianimazione è ben lontana dall’emergenza vissuta tra marzo ed aprile.
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