L'ANALISI
14 Novembre 2020 - 07:12
CREMA (14 novembre 2020) - Da radiologo di uno degli ospedali di frontiera, durante la prima ondata dell’epidemia, era stato tra i primi a constatare quella che definì «la perdita di forza del virus». A cui sarebbe seguito, nel giro di un paio di settimane, la rapida flessione nella curva dei contagi e quindi l’allentamento del lockdown. E ora, dallo stesso reparto in cui passavano fino a 120 pazienti al giorno per essere sottoposti all’esame chiave per stabilire se l’infezione da Covid avesse sviluppato in loro la letale polmonite interstiziale, va nuovamente controcorrente. Maurizio Borghetti, medico 61enne di origine romagnola ma in servizio al Maggiore ormai da 30 anni, non ricorre agli eufemismi, come nel suo stile: «La seconda ondata non è nemmeno paragonabile a quella di marzo e aprile. E non solo in termini numerici, ma anche di conseguenze. Le polmoniti che riscontro, e non va dimenticato come la causa della morte da Covid sia essenzialmente quella, non vanno oltre i 20 casi al giorno. In primavera siamo arrivati anche a 120».
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