L'ANALISI
29 Ottobre 2020 - 20:17
DOVERA (29 ottobre 2020) - La sera del 23 aprile 2014 si era lanciato a folle velocità su quel tratto di strada con il cantiere mobile per il raddoppio della Paullese, tra Spino d’Adda e Dovera. Pestava forte l’acceleratore, Daniele: non meno di 110 chilometri all’ora per il consulente della Procura, non meno di 136 o di 140 chilometri per i consulenti della difesa. Sfrecciava Daniele Casali, 26 anni, di Boffalora. «Andava a manetta» per dirla con un testimone. Lo schianto contro il primo dei blocchi di cemento che recintavano il cantiere, l’impatto contro lo spigolo del secondo, la morte sul colpo. Una tragedia. Ma non hanno colpa i tre ingegneri dell’amministrazione provinciale Andrea Manfredini, Cristiano Rebecchi, Paolo Orlandi. E non ce l’ha nemmeno Nicola Battocchio, capo cantiere dell’impresa Carron appaltatrice dei lavori di raddoppio della Paullese commissionati dalla Provincia. Ieri sono stati tutti assolti dall’accusa di omicidio colposo ‘perché il fatto non sussiste’.
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