L'ANALISI
07 Ottobre 2020 - 11:42
Gloria Angelotti, Silvia Cimato, Ben Pastor, Emanuela Nichetti e Enrico Tupone
CREMA (7 ottobre 2020) - Una grande caccia all’oro dedicata a chi, però, riesce a vedere molto più di quel che luccica. Questo ha invitato a fare Ben Pastor, scrittrice italoamericana, ospite lunedì sera della collaborazione tra il festival I Mondi di Carta, Franco Agostino Teatro Festival e Caffé Letterario. Una sinergia che ha permesso di riportare al teatro San Domenico una serata prevista nel febbraio scorso, ma bloccata dal lockdown per l’emergenza sanitaria legata al Covid-19. L’incontro avrebbe visto Ben Pastor nelle vesti di presidente della giuria del concorso di scrittura promosso dal Fatf, Caffé Letterario e Comitato Soci Coop nella scorsa (XXII) edizione del Franco Agostino Festival, dal tema Io sono te-Tu sei me. La scrittrice, insieme ai giurati Velia Polenghi (Fatf), Paolo Gualandris (Caffé), Emilia Benelli, Marina Marazzi, Rossana Quarteroni, Franco Bonizzi, Giovanni Zacchetti (Soci Coop) ha selezionato i finalisti e i vincitori. Per la categoria Under 14, a trionfare è stata Silvia Cimato della scuola media Vailati di Crema, presente lunedì a teatro, col racconto «Una mela perfetta». Ben Pastor ha definito il testo «un invito alla sensibilità e alla solidarietà, senza fronzoli e con originalità e freschezza». Per la categoria Scrittori in erba, il vincitore è stato invece Alessandro Acerbi (IIS Galiei) con «Forti come una scossa», definito «non banale, libero da tentazioni predicatorie e stereotipi». Gli altri finalisti sono stati, per le medie, Beatrice Brambillaschi e Paola Allori, sempre delle scuole Vailati; per le superiori Valentina Gaia Lorelei Brigo (IIS Racchetti-Da Vinci) e Giorgio Perissinotto (IIS Galilei). Nel corso della serata di lunedì, intervistata dal giornalista Paolo Gualandris, Ben Pastor si è poi raccontata a 360 gradi, illustrando i suoi personaggi sospesi tra passato e presente, tra una buona madre (come l’amata patria, ad esempio) e i cattivi padri (ideologie, paure, conflitti) che ne forgiano il carattere e il destino. Protagonisti che indossano divise, diverse a seconda delle epoche, ma che li identificano. Come in «La grande caccia», suo ultimo libro, l’autrice invita a riflettere «su cosa resta e cosa è mutevole, non guardando tanto a ciò che si cerca, all’oggetto, ma al suo significato. A come questo cambierà la storia personale e non solo».
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