L'ANALISI
04 Agosto 2020 - 08:08
CREMA (4 agosto 2020) - Dovrebbe rientrare oggi a Pizzo Calabro (Vibo Valentia), paese di origine, la salma della 38enne che sabato all’ora di pranzo si era tolta la vita dandosi fuoco nel terreno agricolo tra via Milano e via Pandino, a fianco della stazione di carburanti Tamoil. I funerali metteranno in qualche modo la parola fine al tragico e personale gesto. Ma non allo scalpore e all’indignazione di quanto successo in «parallelo», ovvero di quei cremaschi - come ha scritto un testimone oculare - che invece di prestare soccorso alla donna avvolta dalle fiamme avrebbero preso il telefonino e filmato ciò che stava succedendo. Un «caso» che ha fatto e sta facendo discutere tutta Italia. Testimone già ascoltato in commissariato a Crema e il cui racconto potrebbe diventare fondamentale per una possibile indagine della procura della Repubblica di Cremona. Perché il reato sarebbe quello di omissione di soccorso. Oggi, da quanto si è appreso, il dirigente del commissariato cittadino Bruno Pagani dovrebbe riferire al sostituto procuratore Milda Milli. Ovvero dovrebbe informare il magistrato se sono stati raccolti elementi utili per ipotizzare l’apertura di un fascicolo o se invece non se ne farà nulla. In rete, va detto, ci sono sì dei filmati, ma sono relativi ai momenti successivi, ovvero quando già le forze dell’ordine erano arrivate. E la donna, a quel punto, era già morta. Il copro era tenuto nascosto da un lenzuolo. Nessuna immagine del tragico momento. Probabile, considerato il clamore, che gli eventuali sciacalli abbiamo optato per la massima prudenza tenendoselo nella memoria del cellulare se non addirittura cancellandolo. Fatto sta che non c’è traccia.
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