L'ANALISI
05 Marzo 2020 - 15:26
Attilio Galmozzi
CREMA (5 marzo 2020) - «L’ospedale di Crema? Un grande lazzaretto». A dichiararlo e a sostenerlo in un’intervista che ieri mattina ha fatto il giro d’Italia, è un medico cremasco al lavoro proprio in quel nosocomio: Attilio Galmozzi. Medico che siede pure nella giunta (è assessore all’Istruzione) del sindaco Stefania Bonaldi, impegnato per ore e ore (come del resto tutti i suoi colleghi e infermieri) al pronto soccorso cittadino, in piena emergenza Coronavirus da giorni ormai. Ma poche ore dopo è arrivata, nel corso di una conferenza stampa in Regione, la secca replica dell’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera: «Smentiamo categoricamente quanto detto dal medico cremasco. In ospedale a Crema non ricevono pazienti da altri territori, ma al contrario stiamo portando i loro in altre strutture».
Un’intervista rilasciata a «Il Fatto quotidiano» che ha scatenato un vero e proprio polverone politico e non. Ieri il prefetto di Cremona Vito Danilo Gagliardi con il sindaco di Crema Stefania Bonaldi era dai vertici ospedalieri cittadini. Una visita che racchiude parecchi significati.
Galmozzi già nei giorni scorsi sul suo profilo Facebook aveva sollevato critiche e perplessità per le scelte fatte riguardo «l’utilizzo» dell’ospedale di Crema nell’emergenza Coronavirus: «Ho la certezza — scriveva — che i poteri economici e politici abbiano scelto di scaricare su Lodi , Crema e Cremona l’emergenza Coronavirus. Non ci sono altre spiegazioni. E sarà una delle più grandi vergogne di questa regione e di questo Paese». Post che aveva scatenato reazioni tra loro differenti: chi dava ragione al medico e chi invece si diceva quantomeno perplesso. Il medico ha rincarato la dose all’indomani dell’annuncio fatto dall’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera che aveva definito l’ospedale di Crema «centro specializzato per il Coronavirus».
Un passaggio dell’intervista pubblicata da Il Fatto quotidiano: «Non capisco come questo possa essere un ospedale specializzato quando abbiamo sette posti in terapia intensiva più un ottavo d’emergenza. Abbiamo sei macchine per la ventilazione non invasiva. Soprattutto, in questo ospedale non c’è un infettivologo, l’ultimo se ne è andato due anni fa».
Il medico/assessore spiega di aver capito quale sarebbe stato il «destino» del nosocomio di Crema quando avevano chiuso l’accesso alle ambulanze a Cremona e Lodi e «i pazienti con problemi respiratori arrivavano tutti qui. Noi saremo il grande lazzaretto».
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