L'ANALISI
03 Febbraio 2020 - 11:29
MILANO (3 febbraio 2020) -La Corte d’Assise di Milano ha disposto la perizia medico-psichiatrica diretta ad accertare la «piena capacità di intendere e di volere» per Ousseynou Sy, il 47enne accusato di avere sequestrato, dirottato e incendiato un bus con oltre 50 ragazzini, due insegnanti e una bidella della scuola Vailati di Crema, lo scorso 20 marzo a San Donato Milanese. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 10 febbraio per il conferimento dell’incarico ai periti.
L'imputato, presente in aula per la decima udienza, è stato interrogato. «Volevo essere arrestato perché la mia storia facesse il giro del mondo». Sy ha sostenuto che il suo piano era di arrivare con il bus a Milano, «o comunque oltre l’Adda», per fare in modo che il tribunale competente per il suo caso fosse quello di Milano. «Volevo venire in uno dei tribunali più grandi al mondo» per «raccontare l’orrore che sta accadendo davanti ai nostri occhi», ovvero la situazione dei migranti morti nel Mediterraneo. Come ha sottolineato il pubblico ministero Luca Poniz, titolare dell’indagine, al contrario l’uomo, in varie occasioni e nel corso dell’interrogatorio avvenuto dopo il fatto, ha sostenuto di volere arrivare col pullman all’aeroporto di Linate. L’imputato ha poi raccontato che il suo piano, elaborato dopo «il decreto Salvini bis» era «solo un gesto dimostrativo di protesta» per i migranti morti nel Mediterraneo, «se no sarei stato più attento. Invece alcuni ragazzini hanno tenuto con sé il cellulare e non tutti erano legati». E ancora: «Quando una persona sequestra un pullman il mondo si ferma. Ecco perché avevo preso la benzina e l'accendigas: erano un deterrente, per non essere ucciso dalle forze dell’ordine».
Ousseynou Sy ha confermato che la società Autoguidovie era al corrente dei suoi due precedenti. Il primo: nel 2007 venne fermato durante un controllo. Aveva bevuto: 0,80 il valore riscontrato nel sangue. «Il sabato ero uscito in pizzeria con i miei colleghi, ero con la mia auto privata, certo che lo avevo detto all'azienda: la patente mi era stata ritirata per sei mesi». Il secondo precedente e la condanna ad un anno di reclusione per violenza sessuale, per aver sfiorato il seno di una ragazzina quasi diciottenne sul bus, nel 2011. «L'azienda lo sapeva, perché la stessa azienda mi aveva detto di fare una contro denuncia per calunnia, altrimenti venivo cacciato via». Conseguenze? «Beh, essere accusato di una cosa che non hai fatto pesa. Ed essere condannato così per una cosa che non hai fatto, pesa».
Sy ha detto anche di avere «scelto di fare il rito ordinario perché non voglio sconti, non voglio minimizzare quello che è successo, non voglio pietà. Non mi sento di chiedere scusa in pubblico per quello che è successo - ha aggiunto - anche se lo farei in privato con ciascuno di loro. Farlo pubblicamente sarebbe come cercare una scorciatoia e non vorrei essere frainteso». Poi ha ribadito che il suo era un «gesto dimostrativo» e che ha usato la benzina per non farsi uccidere dalle forze dell’ordine: «Se io fossi morto - ha concluso - avrebbero detto che sono solo un terrorista e non sarei qui a spiegare il mio gesto».
Il 10 febbraio, Sy renderà dichiarazioni spontanee.
«Questa persona dovrebbe chiedere solo scusa ai bambini e alle loro famiglie per il gesto folle, assurdo, gravissimo che poteva causare una strage! Non contento continua ad accusare Matteo Salvini, assurdo! Niente può giustificare l’aver messo a repentaglio la vita di innocenti! Questo personaggio non deve più tornare in circolazione!», ha così commentato l'onorevole Claudia Gobbato della Lega.
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