L'ANALISI
18 Dicembre 2019 - 07:26
Monica Olmi e il passaggio a livello di viale Santa Maria
CREMA (18 dicembre 2019) - «Trentacinque anni di attesa quotidiana al passaggio a livello di viale Santa Maria equivalgono a una gravidanza». Monica Olmi, cremasca che abita nel quartiere della basilica, racconta la sua infinita odissea, a metà tra la rabbia e la rassegnazione. E lo fa spinta dagli ultimi episodi che hanno messo a dura prova la sua pazienza e quella dei tanti, tantissimi, automobilisti, che ogni giorno devono attraversare una barriera che si abbassa 25 volte. «La settimana scorsa sono stata ferma per mezzora esatta, davanti alle sbarre abbassate. Ma i tempi di attesa sono spesso di una ventina di minuti. La rabbia è che a volte il treno non passa nemmeno». Costretta ad attraversare i binari più volte al giorno, Olmi ha ormai elaborato strategie per ingannare il tempo. «Tengo in macchina degli stracci per fare la polvere al cruscotto». L’assuefazione ha un po’ allenato la pazienza, ma negli anni scorsi il rischio stress è stato altissimo. Chi percorre questa strada sa che in un giorno le sbarre restano giù per più di quattro ore. «Quando dovevo andare a prendere mio figlio all’asilo o a scuola, avevo sempre il terrore di arrivare in ritardo. Se non puoi partire con abbondante anticipo, non sai mai a che ora arrivi. Calcolare i tempi è impossibile. Io lo definirei un passaggio a livello ansiogeno». Da qualche anno a questa parte, da quando è stato realizzato il sottopasso in via Indipendenza, qualcosa, almeno all’ingresso in città, è migliorato. Non altrettanto, però, in uscita.
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