CALCIO
26 Novembre 2019 - 07:35
CREMA (26 novembre 2019) - «Nella creazione di mondi virtuali, una delle sfide è portare il corpo umano nel mondo digitale e studiarne le interazioni». È partendo da questo obiettivo, che Agata Soccini, 37enne ricercatrice cremasca dell’università di Torino, usando la realtà virtuale sta dando un contributo nel campo della riabilitazione medica. Grazie anche ai suoi studi (laureata in Informatica), la realtà virtuale può diventare una speranza per chi riporta danni motori dopo una lesione cerebrale. «Abbiamo deciso di mettere alla prova sui pazienti affetti da emiplegia (paralisi, ndr) - spiega - i nostri studi sui movimenti indotti su una persona dal suo avatar. E i risultati, anche se non definitivi, sono incoraggianti». L’avatar è una rappresentazione digitale del corpo umano in ambienti virtuali, che possono essere luoghi di aggregazione, discussione, o di gioco online. Se un avatar è una rappresentazione fedele dell’uomo, il corpo virtuale può avere effetti su quello reale. Così una martellata su una mano, che crediamo nostra perché proiettata nel visore, può far provare paura. Per capirne l’utilità, facendo indossare un caschetto e un guanto, si proietta una persona con un deficit motorio alla mano in un ambiente virtuale, in cui i ricercatori possono intervenire. E si può farle credere di muovere le dita molto di più di ciò che in verità si riesce a fare.
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