L'ANALISI
19 Luglio 2019 - 06:44
CREMA (19 luglio 2019) - Lui 45 anni, lei una manciata di meno. La coppia convive e ha una figlia, ma proprio in coincidenza con la nascita, nel 2011, il rapporto, che già aveva attraversato momenti molto difficili, si incrina e lei si trasferisce nella casa dei genitori. È una vicenda di maltrattamenti, insulti, percosse e stalking che ha come protagonisti due cremaschi, un imprenditore e una commessa, quella che giungerà a sentenza dopo l’estate al palazzo di giustizia di Cremona.
A impressionare è la serie di episodi contestati tra il 2009 e il 2015, culminati con l’aggressione dell’uomo al padre della ex compagna, dopo averne infranto il vetro della porta di casa. Il tutto, stando almeno al capo d’imputazione formulato dai magistrati della procura della Repubblica, condito da telefonate anonime, «anche nel cuore della notte». Ma pure da appostamenti di fronte all’abitazione della famiglia della donna, cui sarebbe stata anche fatta a pezzi la bicicletta. Insomma, gli elementi che — stando almeno all’ipotesi dell’accusa — configurano il reato di atti persecutori.
Ben tre le denunce sporte dalla vittima nei confronti dell’uomo, con cui aveva vissuto in città. E proprio da quelle segnalazioni, raccolte dagli uffici del commissariato che si occupano dei casi si maltrattamenti all’interno del nucleo famigliare e sono gestiti da agenti appositamente formati, ha preso le mosse il processo che, come detto, sta per raggiungere l’epilogo nelle aule di via dei Tribunali e nel quale sia la commessa sia il genitore si sono costituiti parte civile.
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