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STUDENTI RAPITI

I genitori: "Non chiamateli eroi"

Per la prima volta parlano alcune delle famiglie dei 51 studenti della Vailati sequestrati sul bus dato alle fiamme. Ripercorsi quei momenti: il senso di squadra, il ruolo dei docenti e la difficile ricerca di una nuova normalità

Daniele Duchi

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redazione@laprovinciacr.it

05 Giugno 2019 - 08:07

I genitori: "Non chiamateli eroi"

Mercoledì 29 maggio: in piazza San Pietro dal Papa

CREMA (5 giugno 2019) - «Non chiamateli eroi. Sono ragazzi che hanno visto la morte in facci a a 12 anni. Sono stati coraggiosi, bravi, organizzati e decisi in una situazione che avrebbe gelato il sangue a chiunque. Ma la loro forza è stato lo spirito di squadra, sentirsi un unico gruppo, collaborare. E farsi guidare dalla forza dei loro insegnanti e della bidella, in cui hanno fiducia e che hanno avuto un ruolo fondamentale». Per la prima volta da quel terribile 20 marzo, in cui i loro 51 figli sono stati sequestrati dall’autista del bus (cosparso di benzina) che li avrebbe dovuti riportare a scuola dopo la palestra, parlano i genitori. O meglio, F. P. e C. C, parte di quel gruppo di famiglie che hanno vissuto l’orrore. Solo le iniziali, per non intralciare ancora indagini e percorso giudiziario della vicenda.

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