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«Mio padre Emilio ucciso perché faceva bene il suo lavoro»

Il figlio del giudice Alessandrini primo ospite, dopo la ristrutturazione della sala dedicata al magistrato

Cinzia Franciò

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cfrancio@laprovinciacr.it

26 Gennaio 2019 - 16:31

«Mio padre Emilio ucciso perché faceva bene il suo lavoro»

Bassi, Carioni, Bonaldi, Alessandrini, Gennuso, Marazzina e Cardile

CREMA - «Essere certi che il colpevole sconti la pena è giusto, è nell’ordine delle cose e nel rispetto della Costituzione. Da non confondersi, però, con la sete di vendetta. Ecco perché il giudizio deve essere esercitato da un organo terzo agli imputati e ai parenti delle vittime. Mentre il perdono è un’altra cosa, un fatto talmente privato e personale, da non poter essere inquadrato o giudicato». Sono risuonate forti, venerdì 25, le parole dell’avvocato e sindaco di Pescara Marco Alessandrini, ospite dell’amministrazione. Ancor più significative, perché pronunciate nella sala Alessandrini, intitolata al padre Emilio, magistrato ucciso dagli estremisti di Prima Linea a Milano, nel 1979, nel pieno degli anni di piombo. Primo ospite, dopo i quattro mesi di ristrutturazione, degli spazi dedicati al padre.

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