L'ANALISI
29 Novembre 2018 - 08:12
Marcello Ginelli
CREMA - Sangue cremasco, la passione-professione della fotografia ereditata dal padre Nat e tre anni alla ricerca di scatti che raccontassero un Paese, il Messico, tra le sue luci e ombre, tra cultura, emergenze sociali e ricerca di riscatto. Questi gli ingredienti grazie ai quali, il cremasco Marcello Ginelli è diventato il ‘re’ della fotografia italiana in terra messicana, già annoverato tra i nostri connazionali più noti. A fargli guadagnare questa fama, un lungo lavoro, durato tre anni, alla scoperta del Messico meno conosciuto. Non solo nuvole e sombrero, per intenderci. Ma «un Paese raccontato da un punto di vista differente: gli immigrati clandestini e non, il famoso muro di Tijuana, al confine Messico-Stati Uniti, poi il crudo deserto della Sierra, con popolazioni che ancora vivono senza acqua corrente ed elettricità – racconta Ginelli – fino agli indigenti di Città del Messico e i problemi dovuti al sovraffollamento». A febbraio, Marcello tornerà a Crema, per alcune iniziative e corsi, come quelli tenuti in Messico, all’inizio di questa avventura. E dopo mostre in tutta Europa.
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