L'ANALISI
17 Marzo 2018 - 08:27
CREMA - Determinata, al punto di rimetterci economicamente (ha dovuto chiedere una riduzione di orario di lavoro), di essere pronta a pagare la multa per il primo figlio di 10 anni e a sobbarcarsi, ogni giorno, il viaggio a Lodi per portare l’altro figlio di tre anni all’asilo. «A Crema — dice la quarantene Veronica M. — non me l’avevano accettato». La questione è quella dei vaccini. Veronica ha deciso di non sottoporre i suoi figli a nessun tipo di vaccinazione. Ricorda cosa è capitato a lei da bambina e non vuole sentirne parlare: colpita da poliomielite dopo essere stata vaccinata, «una reazione avversa, così mi hanno detto». Di qui la sua determinazione: «I miei bambini non si toccano: non esiste nessuna epidemia. E non sono una incosciente».
Una delle tante storie comuni a chi ha fatto questa scelta: 770, infatti, i ragazzi fino a 16 anni di età che nel distretto sanitario di Crema non sono in regola.
«Aver contratto la poliomielite dopo aver effettuato un vaccino è una cosa possibile soltanto in chi ormai ha una certa età. Una volta, infatti, si somministrava la polio orale, che era un virus vivo attenuato. Poteva capitare che alcune persone contraessero una malattia da virus vaccinico. Oggi questo non accade più perché si è passati a una vaccinazione con virus morto, che non crea problemi». Commenta così, Edoardo Premoli, medico responsabile dell’unità operativa di prevenzione dell’ambulatorio di via Meneghezzi dell’Asst.
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