L'ANALISI
28 Febbraio 2018 - 08:15
CALEPPIO DI SETTALA «Andremo avanti a protestare mettendo in atto tutte le forme di lotta che la legge ci consente: è inaccettabile che un’azienda in salute come la Henkel lasci a casa 73 persone». A parlare sono operai e impiegati della sede milanese della multinazionale tedesca, che martedì 27 febbraio hanno incrociato le braccia per l’intera giornata. Fuori dai cancelli sono rimasti anche i 14 tecnici del laboratorio: non rischiano il posto (la struttura di ricerca non chiuderà), ma sono solidali con i colleghi. Tra i dipendenti Henkel ci sono molti cremaschi, oltre una trentina, in ansia dal dicembre scorso, dopo che l’azienda ha annunciato lo stop alla produzione a fine giugno. Lo sciopero potrebbe essere il primo di una lunga serie di astensioni dal lavoro ravvicinate, tutte convocate senza preavviso, proprio con lo scopo di mettere in difficoltà l’azienda. Il 12 marzo alle 11, in Assolombarda a Milano, ci sarà un nuovo incontro con i vertici della multinazionale.
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