L'ANALISI
20 Settembre 2017 - 16:05
L'ex don Mauro Inzoli
CREMA - Ridotto in maggio allo stato laicale dopo la condanna a quattro anni e nove mesi per pedofilia, giovedì 21 settembre alle 15 Mauro Inzoli, l'ex carismatico prete di Comunione e Liberazione, affronterà a Brescia il processo d'appello. La prima sentenza, emessa dal gup Letizia Platè nel luglio di un anno fa, era arrivata all'esito del processo con il rito abbreviato per violenza sessuale ai danni di cinque minori, 12 anni il più piccolo, 16 il più grande, vittime di una «forte sottomissione psicologica». Vittime risarcite con 25mila euro a testa dal sacerdote che aveva «implicitamente confermato gli abusi nella lettera allegata alla memoria difensiva in cui si dichiara ‘profondamente addolorato per quanto per mia responsabilità accaduto’». Lo scrive il gup Platè nelle venti pagine di motivazione della sentenza, che restituiscono retroscena inquietanti. Perchè don Inzoli per anni ha baciato i ragazzini di Gioventù studentesca, li ha toccati e palpeggiati nel suo studio in parrocchia durante gli incontri spirituali settimanali dove si discuteva dei libri di don Giussani, fondatore di Cl. Con un ragazzo è accaduto durante la confessione, con un altro in ospedale, con un altro ancora durante un soggiorno a Rimini. Ma tra il 2004 e il 2008, gli abusi sessuali «don Mercedes», per il suo vezzo di girare sull’auto di lusso, fondatore del Banco Alimentare, rettore del liceo linguistico Shakespeare e parroco della Santissima Trinità, «una specie di idolo meritevole di venerazione», li ha commessi anche nella sua camera d’albergo durante le vacanze estive a Falcade (Belluno) e in quella invernale a Grosseto. Abusi andati avanti per anni.
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