SOS ACQUA
14 Gennaio 2017 - 08:29
CREMA - Stando all’accusa, avrebbe ‘chiuso un occhio’ sugli accertamenti relativi all’effettiva residenza di decine di immigrati sudamericani, brasiliani che si rivolgevano ad un’agenzia di disbrigo di pratiche di Massalengo e che attraverso l’attestazione di un domicilio certo, puntavano poi al permesso di soggiorno. Ossia al sospirato lasciapassare per circolare in Europa, ma anche per accedere a «benefici previdenziali». Giovedì 12 gennaio, i militari della Guardia di finanza hanno stretto le manette ai polsi di un ufficiale della polizia locale di 53 anni, residente a Crema ma in servizio all’Unione nord lodigiana. E sono stati giusto gli investigatori delle Fiamme gialle della città sull’Adda a concentrare l’attenzione sul funzionario della polizia locale, Sergio Broscritto, in passato anche al vertice del Corpo di un comune dell’hinterland milanese. L’indagine è nata da una costola della più ampia operazione denominata Big Brother, attraverso la quale i finanzieri, coordinati dal colonnello Massimo Benassi e dal capitano Domenico, hanno portato alla luce un giro di spaccio di stupefacenti ed usura a cavallo tra la zona nord del Lodigiano e popolosi centri della periferia di Milano, dando esecuzione — complessivamente — a 22 misure di custodia cautelare: 11 in carcere, 6 ai domiciliari, 2 obblighi di dimora e altrettanti provvedimenti che impongono la presentazione alla polizia giudiziaria. A gestire il traffico di stupefacenti, i cui ingenti introiti venivano reinvestiti in prestiti ‘a strozzo’, stando alle indagini sarebbero state due famiglie del Milanese: una di origine rom, l’altra trapiantata dalla Campania.
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