CALCIO
28 Settembre 2016 - 08:34
Del Sorbo dà a Ndoja la canotta della Pallacanestro Crema, accanto a loro Michele Pettene
CREMA - «Nessuno uomo mette la propria famiglia su un gommone se davvero non può farne a meno: quando il mare è più sicuro della tua terra significa che è ora di scappare per andare a cercare una speranza di vita migliore». Klaudio Ndoja, primo albanese a giocare nella Serie A di basket in Italia, quell’esperienza l’ha fatta: a 12 anni, con la sua famiglia è partito di notte e in viaggio drammatico è approdato a Brindisi. Con la mascella fratturata dal colpo del calcio del kalashnikov di un poliziotto albanese che prima lo aveva catturato e poi — grazie ai soldi dei trafficanti di uomini — fece finta di non averlo mai visto. Era il 1998 e 16 anni dopo si è trovato a parlare davanti a papa Francesco in piazza San Pietro al cospetto di 70mila persone. Nel frattempo aveva ‘scalato’ il basket italiano: dal Csi alla Serie A. Ndjoa ha raccontato la sua esperienza, contenuta nel libro ‘La morte è certa la vita no’ colloquiando con Michele Pettene, autore della biografia, lunedì 26 settembre al Caffè Letterario in una sala Bottesini stracolma di pubblico (presenti i giocatori della Pallacanestro Crema di Serie B e alcuni tifosi della Vanoli, nella quale Ndoja ha militato). E’ stato il racconto della storia di un uomo che ha sempre dato tutto ciò che aveva in corpo: «Se ce l’ho fatta io, significa che tutti possiamo farcela — questo il suo messaggio finale rivolto, soprattutto ai giovani —. Non accontentiamoci di ciò che abbiamo: nella vita si devono prendere anche dei rischi. Ecco perché ho voluto questa biografia: si può anche scegliere di vivere una beata mediocrità, ma prima o poi arriva il momento in cui ci si pente per le cose che si potevano fare e non sono state fate». I suoi tifosi lo chiamano ‘Il Gladiatore’, e lui con determinazione e passione ha sempre lottato nell’arena della vita. La serata è stata aperta dalla consegna a Ndoja della maglia rosa che la Pallacanestro Crema con lo slogan ‘#noviolenzacontroledonne’ da parte del capitano Pietro Del Sorbo e il racconto di Ndoja è stato intervallato dalle canzoni della classe Imparerock del Folcioni guidata da Ruggero Frasson.
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