Avvocati cremaschi alla Corte europea

CREMA - «Un po’ di emozione... Sì, anche se ovviamente poi prevale la concentrazione. Devo dire inoltre che il clima, rigoroso, ma allo stesso tempo stimolante, ha aiutato». L’avvocato Vittorio Meanti insieme alla collega Ilaria Dioli, dello studio associato di via Diaz, l’8 settembre è stato a Lussemburgo, alla Corte di giustizia dell’Unione europea per discutere di un caso. Il 17 novembre dovrebbe esserci il pronunciamento. Un libero professionista ha omesso di pagare l’Iva per importi molti rilevanti (oltre 283mila euro nel solo 2011) facendo così scattare un doppio procedimento, tributario e penale. Con il primo gli si chiede di pagare l’imposta evasa oltre alla sanzione e agli interessi, con il secondo va a processo, nel quale rischia la condanna da 18 mesi a tre anni. Ed è proprio il concetto del doppio binario, nel lessico forense, ‘ne bis in idem’, con due processi e altrettante sanzioni, che il legale cremasco ha contestato. «Sulla base dei diritti costituzionali, dei principi sanciti dall’Unione europea e della carta dei diritti dell’uomo — questa l’argomentazione dell’avvocato — nessuno può venire giudicato e condannato due volte per la stessa condotta». Tesi accolta dal giudice Antonella Bertoja del tribunale di Bergamo, che ha investito la Corte di giustizia europea della questione. All’udienza erano presenti due avvocati francesi, oltre a un rappresentante dell’avvocatura di Stato italiana. Due legali della repubblica Ceca hanno inviato una nota scritta. Meanti e Dioli hanno constatato anche un modo differente, più efficace, di condurre la macchina della giustizia. «Tempi rigorosi per gli interventi — prosegue Meanti — massimo 15 minuti. La collega francese ha sforato ed è stato subito ripresa dalla corte. Indicazioni sugli argomenti da trattare in modo da non perdere tempo magari su dettagli minori. Mi ha stupito anche l’ambiente, giovane e dinamico». Il 17 nuova trasferta in Lussemburgo.