L'ANALISI
12 Agosto 2016 - 09:04
CREMA - «Ora non ci sono più scuse: non si tratta di una ciclabile, ma di un marciapiede a raso; nessuno potrà dire d’aver equivocato». E le parole dell’assessore comunale ai Lavori pubblici, Fabio Bergamaschi, seguono di poche ore l’installazione della nuova segnaletica di via Brescia. Cartelli stradali freschi di fabbrica, nulla di più? No, stando almeno alle premesse. Perché se la polizia locale — assicura il delegato alle opere della giunta cittadina — «inizierà con la persuasione». A seguire, garantisce sempre Bergamaschi, gli agenti metteranno mano al bollettario dei verbali. Ossia, fioccheranno le contravvenzioni, salvo una drastica riduzione del numero dei trasgressori. Il problema, vecchio quanto l’inaugurazione della tanto attesa pista ciclabile tra San Bernardino e il limitrofo abitato di Offanengo, riguarda un esteso troncone della principale strada del quartiere alle porte della città. Si tratta della striscia d’asfalto stretta fra i parcheggi che costeggiano il lato destro della via (andando verso il centro) e gli usci delle abitazioni che vi sia affacciano. I ciclisti, in arrivo o in uscita dalla città, utilizzano quello spicchio di marciapiede a raso come naturale prosecuzione della ciclabile. Il problema nasce quando i residenti varcano la soglia di casa: spazio tutt’altro che abbondante tra gli ingressi e le fiancate delle vetture in sosta, litigi fra chi cerca di far notare che non si tratta di uno spazio per pedalate, persino scontri e così via.
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