L'ANALISI
04 Marzo 2016 - 09:59
La consegna della refurtiva ai legittimi proprietari
CREMA - Il 23 gennaio scorso, dopo diversi servizi di pedinamento, gli investigatori del Nucleo operativo dei carabinieri avevano arrestato i componenti di una banda di malfattori albanesi dediti ai furti in abitazioni, bloccati ad Agrate (Milano) dopo che avevano razziato alcune case nella provincia di Vicenza. Gli stessi, infatti, oltre alla provincia di Cremona ed in particolare i Comuni cremaschi, avevano un ampio raggio d’azione che li portava anche in Veneto ed in particolare nelle province di Venezia, Vicenza e Verona. L’attività investigativa, dopo l’arresto, si è concentrata nel raccogliere prove a loro carico, per diversi furti commessi dagli stessi, cercando similitudini nel modus operandi adottato dai malviventi. Infatti, uno dei componenti (una donna) approcciava il malcapitato obiettivo suonando il campanello di casa tenendo per mano un bambino. Se il proprietario era in casa la donna chiedeva scusa asserendo di cercare un’altra persona, mentre se non vi era risposta, entrava in azione un primo complice che forzava un infisso e asportava spesso monili in oro e contanti, solitamente custoditi nella camera da letto. Il secondo complice, invece, rimaneva a bordo di una Opel Corsa di colore grigio scuro, girando per le vie limitrofe e segnalando l’eventuale presenza di auto delle forze dell'ordine o il rientro improvviso del proprietario. Il veicolo è risultato un elemento importante che in diversi casi è apparso nelle immagini delle telecamere o nelle testimonianze di persone domiciliate nelle vie dove sono stati consumati i furti. Alla luce di tali importanti riscontri, gli investigatori hanno accertato che il sodalizio criminoso aveva compiuto circa una ventina di furti sia nelle province venete sia, in particolare, nei Comuni cremaschi di Chieve e Capergnanica. L’esito delle indagini è stato trasmesso all’autorità giudiziaria, mentre i tre albanesi sono ancora in regime carcerario. Giovedì 3 marzo sono stati restituiti diversi monili in oro ai legittimi proprietari, che hanno ringraziato calorosamente per il felice epilogo della vicenda.
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