L'ANALISI
27 Dicembre 2015 - 09:10
Maria Teresa Di Trapano e la madre Adele Trabattoni
CREMA - «Per adottare un cane dal rifugio consortile ‘Sogni felici’ ci hanno richiesto un certificato medico che attestasse il fatto che mia sorella, che ha una disabilità psichica, non fosse pericolosa per l’animale». Di fronte a tale richiesta Maria Teresa di Trapano ha lasciato perdere: «Non posso accettare questa imposizione — spiega la donna —: per sedici anni mia sorella è stata a fianco di un cane. All’epoca ci consiglio proprio un medico di prendere un cucciolo per aiutarla a superare la paura degli animali. Non c’è mai stato un problema. Dove sta scritto che una persona con disabilità non possa avere un cane? Lei non vive da sola, sta con i miei genitori e, infatti, la richiesta di adozione al canile di Vaiano Cremasco l’aveva presentata proprio mia madre». La richiesta dei di Trapano risale ad un paio di settimane fa. Dopo il sopralluogo a casa, una villetta in via Gramsci, da parte dei volontari la famiglia aveva anche sostenuto una piccola spesa per adeguare la recinzione del giardino. Dalle parole della sorella traspare tutta l’amarezza di chi, adottando un cane abbandonato e ospitato al rifugio vaianese, voleva anche restituire un futuro all’animale. «Non credo che un esemplare di media taglia come quello che avrebbe dovuto diventare nostro sarebbe scappato da un pertugio di cinque centimetri nella recinzione — continua Maria Teresa —, ma abbiamo assecondato quanto ci è stato chiesto e completato la rete. Solo in un secondo momento, appena prima di Natale, mi è arrivata la comunicazione sul cellulare in cui dal canile mi informavano di aver saputo che in casa c’era una ragazza malata e dunque richiedevano la documentazione medica in merito al fatto che non fosse un pericolo per l’animale. Al nuovo arrivato avrebbe badato anche mia madre. Mia sorella è seguita da psicologi e assistenti sociali». A questo punto i Di Trapano stanno pensando di acquistare un esemplare da un privato: «In negozio —conclude la donna — o in un allevamento di certo non mi faranno tutte queste storie».
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