L'ANALISI
11 Novembre 2015 - 13:13
La consegna dei reperti archeologici
CREMA - Si è svolta mercoledì 11 novembre, presso la Sala Pietro da Cemmo del Museo Civico di Crema e del Cremasco, la cerimonia durante la quale la Guardia di Finanza di Crema ha restituito al patrimonio culturale cittadino i beni d’interesse storico e archeologico sequestrati nel corso di una recente indagine. Risale allo scorso anno la notizia del sequestro, da parte dei Finanzieri della Tenenza di Crema, di centinaia di reperti che, dopo essere stati sottoposti al vaglio della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, sono stati dichiarati autentici e d’interesse archeologico. I beni, rinvenuti all’interno di un’abitazione privata adibita a museo, sono il frutto di anni di ricerche personali svolte da un cittadino della Provincia di Cremona, appassionato di monete e armi antiche e moderne, il quale senza l’autorizzazione del Ministero dei Beni Culturali e in violazione della normativa nazionale in materia, non avendone mai denunciato la scoperta, le aveva illegalmente recuperate e, in parte, commercializzate via internet. È così che, quando i finanzieri sono entrati nell’abitazione, si sono trovati di fronte un vero e proprio museo privato con una collezione di 1.351 monete antiche di epoca romana tardo-repubblicana e augustea (datate tra il II - I sec. a.C. e III – V sec. d.C.), medievale, post-medievale e contemporanea che, come confermato dalle perizie eseguite dalla Soprintendenza, presentano tutte le caratteristiche del circolante monetale in Lombardia, e più specificatamente nella provincia di Cremona, dall’età romana ad oggi. Sono stati catalogati, inoltre, circa 500 reperti metallici risalenti alla protostoria (prima meta del X sec. a.C.) e alla tarda età romana (IV-V sec. d.C.) come fibule bronzee, anelli, punte da balestra, pesi di piombo a forma di testa femminile, medagliette devozionali, nonché un piatto risalente al V sec. a.C. e due anfore d’indubbia autenticità e interesse storico e archeologico riferibili a produzione attica o magnogreca e provenienti da scavi clandestini nell’Italia meridionale. Il Comando Logistico dell’Esercito Nord ed un consulente esperto di esplosivi hanno invece certificato l’autenticità degli oltre 1.000 residuati bellici sequestrati tra proiettili in piombo, ogive e palle da cannone di produzione piemontese, austriaca e francese risalenti all’epoca napoleonica e alle battaglie risorgimentali, nonché oltre 40 elmetti, bombe a mano e da fucile e pallettoni in piombo utilizzati durante la Prima Guerra mondiale.
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