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LA 'NUOVA' FONDAZIONE

San Domenico, giochi fatti

Lunedì in consiglio comunale le nomine per il cda. Il centrosinistra candida (presidente in pectore) e Lazzari. FI orientata a confermare Donida, ma c'è l'incognita dei 5 Stelle

Daniele Duchi

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redazione@laprovinciacr.it

14 Ottobre 2015 - 10:48

San Domenico, giochi fatti

Il teatro San Domenico di Crema

CREMA - Giochi fatti nel centrosinistra per la nomina del consiglio di amministrazione della Fondazione San Domenico, mentre le opposizioni sono ancora in fase di istruzione della pratica. La giunta guidata da Stefania Bonaldi, infatti, proporrà l’ex preside del Pacioli, Giuseppe Strada (presidente in pectore) e il regista Fausto Lazzari. Per il terzo nome bisognerà attendere le decisioni delle opposizioni: toccherà a un uomo del centrodestra oppure al nome indicato da i 5 Stelle? La «nomina di n. 3 membri nel Consiglio di amministrazione della Fondazione San Domenico», come recita la convocazione diramata dal presidente del consiglio comunale, Vincenzo Cappelli, è prevista al terzo punto della riunione di lunedì prossimo. Il tempo stringe, dunque. Per il terzo nome, come detto, la partita è ancora aperta, anche se sembra ormai certo che Forza Italia proporrà la conferma di Gianmario Donida, coordinatore del Club Forza Silvio 1 di Crema, preferito a Ombretta Cé, altro consigliere uscente. Quest’ultima — da anni molto presente nella vita quotidiana della Fondazione — starebbe però tentando di restare in sella attraverso la strada della nomina da parte di uno dei soci. C’è però l’incognita dei 5 Stelle, che nelle scorse settimane — in linea con la politica del movimento — hanno avviato una campagna di autocandidature via web. Il consigliere comunale Alessandro Boldi spiega che «sono arrivati sei curricula: sono in corso i colloqui con i candidati e prima di fine settimana faremo certamente il nostro nome». Si tratta, assicura, di figure qualificate, «un paio altamente qualificate», ma i 5 Stelle ancora non hanno risolto un dubbio sull’identikit del candidato ideale. L’alternativa, come spiega Boldi, è tra un profilo puramente culturale e uno economico-finanzario, dal momento che «quando entriamo in un’istituzione siamo abituati a mettere il naso nei conti e a fare le pulci ai bilanci». E chiude con un auspicio: «Speriamo di riuscire a unificare le opposizioni sul nostro nome». Sarà dura. Benché senza gettone, una poltrona in consiglio della prima istituzione culturale cittadina, fa gola a molti.

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