L'ANALISI
21 Agosto 2015 - 10:13
L'arrivo di profughi alla Caritas
CREMA - Accoglienza diffusa (cioè una media due arrivi ogni mille abitanti), dai privati solo le case (a 200 euro al massimo di affitto per ogni persona), gestione esclusiva del fenomeno alla Caritas, sviluppo di progetti di lavori socialmente utili. Sono queste le condizioni che Crema e il Cremasco pongono per l’accoglienza di migranti secondo un modello «che sappia garantire sia modalità adeguate di accoglienza sia opportune tutele rispetto al possibile impatto sociale sulle comunità locale», come si legge nella bozza di ‘Accordo territoriale per la gestione dell’emergenza profughi’ licenziata dall’Ambito territoriale (dopo confronti nei vari sub ambiti, che hanno interessato praticamente tutti i sindaci, meno quelli dell’area che fa capo a Soncino). Tabelle alla mano, sono state spiegate giovedì 20 agosto al prefetto, Paola Picciafuochi, che ha affermato di esserne favorevolmente impressionata, pur essendosi riservata di fornire il parere formale nei prossimi giorni. A illustrarle sono stati il sindaco di Cremona, Stefania Bonaldi, accompagnata dalla sua vice, l’assessore al Welfare nonché presidente della Comunità sociale Cremasca, Angela Maria Beretta, e dal dirigente comunale Angelo Stanghellini. Con loro don Francesco Gipponi e Claudio Dagheti della Caritas diocesana. La ‘squadra’ del prefetto era composta dal capo di gabinetto Baumont Bortone e da due funzionari. Presenti anche le forze dell’ordine. Una impostazione che potrebbe fare scuola. Spettatori interessati, in prefettura, il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, l’assessore alla Città vivibile e Rigenerazione urbana, Barbara Manfredini e don Pier Codazzi, parroco del Maristella e attivo in diverse associazioni che si occupano di accoglienza. «Crediamo di aver prospettato una nuova modalità di accoglienza che tuteli sia i nostri cittadini che i profughi», commenta Beretta. L’obiettivo principale dichiarato è quello di scongiurare il ripetersi del caso-Chieve, in cui il Comune è stato bypassato dalla prefettura che ha stretto un accordo con una privata facendo poi arrivare alcune decine di profughi scatenando così la protesta di sindaco e cittadini. «L’accoglienza diffusa è onerosa e più difficile da gestire, ma certamente è meno foriera di tensioni sociali. Anche Cremona, che pure ha che fare con numeri certo superiori ai nostri, se ne sta accorgendo». In pratica, sottolinea Beretta, sarà la Caritas — «sola struttura con adeguate esperienza e competenza» — a gestire l’intero pacchetto: dalla decisione sui migranti da destinare alle singole comunità a quella a sulla congruità dei locali che i privati metteranno a disposizione stante la mancanza di disponibilità di alloggi pubblici, fino alla gestione dell’alfabetizzazione degli ospiti e al sostegno sociale e psicologico, ai progetti di inserimento che verranno poi svolti anche con l’aiuto delle diverse organizzazioni di volontariato del territorio. «Per evitare speculazioni — spiega poi Beretta , che tiene particolarmente a questo concetto — viene inequivocabilmente fissata la cifra da destinare al pagamento degli affitti: non nascondiamocelo, l’arrivo di profughi può sollecitare ambizioni speculative». Infine, uno sguardo al futuro: come si nota nella tabella pubblicata qui sopra, viene previsto l’accantonamento diparte dello stanziamento dello Stato: «Denaro che aiuterà il singolo profugo nelle sue strategie di uscita da questa condizione», spiega ancora Beretta, precisando non senza polemica «che il provato certamente questo non lo fa».
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