L'ANALISI
08 Agosto 2015 - 10:25
CREMA - Come ‘casa’ i capannoni dell’ex Everest di viale Santa Maria/via Mulini. Un’area industriale dismessa, trasformata in rifugio per la notte da alcuni extracomunitari e molti italiani, tra i quali alcuni cremaschi. Degrado, segnalato da alcuni residenti in zona che ogni notte assistono al via vai. Qualcuno assicura siano almeno una cinquantina, altri riducono sensibilmente il numero. Ma la sostanza cambia poco. Parlarci è difficile: escono la mattina e tornano solo per la frugale cena (in pochi) e tutti per dormire. Non ci sono servizi igienici ovviamente, non c’è acqua corrente, manca l’elettricità. Solo un tetto sopra la testa, per giunta pericoloso per la salute. Ma forse chi è costretto ad ‘abitare’ lì nemmeno lo sa. O poco gli importa. «Italiani — sottolinea qualche ben informato — che hanno perso il lavoro, la casa e che per mangiare vanno a prendere i pacchi alla Caritas. Non ci sono solo i profughi da dover assistere».
I grandi capannoni sono stati sostanzialmente divisi in due settori: uno riservato agli extracomunitari, l’altro agli italiani ed è un poco più accogliente.
Abitanti nell’ex area industriale ce ne sono sempre stati, ma mai in numero così elevato. Convivono tra di loro — ci viene spiegato — senza particolari problemi, non disturbano, non chiedono aiuto ai ‘vicini’. Invisibili. A quanto pare per tutti, istituzioni comprese. Nessuno ha mai offerto loro una soluzione alternativa.
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