L'ANALISI
30 Luglio 2015 - 10:08
L'intervento del sindaco Davide Bettinelli
CHIEVE — Il ‘caso Chieve’ scuote i sindaci del territorio, preoccupati che possa ripetersi il fenomeno dell’arrivo di profughi richiedenti asilo concordato direttamente tra la prefettura e cittadini privati che hanno aderito al bando governativo mettendo a disposizione strutture d’accoglienza senza nessun collegamento con le amministrazioni locali. Nella serata di mercoledì 29 luglio molti primi cittadini — almeno un quindicina — erano presenti, con e senza la fascia, al consiglio comunale aperto indetto a Chieve e tenutosi al campo sportivo alla presenza di 500 cittadini, mentre Stefania Bonaldi, sindaco di Crema, ha convocato per le 10 di sabato mattina (1 agosto) in sala dei ricevimenti un incontro a porte chiuse al quale ha invitato tutti i colleghi cremaschi, il prefetto, Paola Picciafuochi, e la Caritas. «I casi di Crema, prima, e di Chieve, in queste ore, rappresentano alcune facce drammatiche di questo problema», scrive, e conclude con una frase che riassume lo stato d’animo dei molti colleghi ieri sera a Chieve: «So di chiedere uno sforzo, dato il periodo, ma purtroppo siamo di fronte ad una situazione emergenziale». E che la situazione sia tesa è testimoniato dall’importante spiegamento di forze messo in campo dalle forze dell’ordine, un impegno addirittura rafforzato rispetto a quello di lunedì sera per l’assemblea pubblica in piazza Roma indetta dal comitato spontaneo contro l’accoglienza di migranti. Coordinati da Nicola Lelario , commissario capo della questura di Cremona, carabinieri dei reparti anti sommossa e agenti della polizia di Stato hanno blindato le vie di accesso al campo sportivo: per tutta la giornata si erano infatti rincorse voci del contemporaneo arrivo degli estremisti di destra di CasaPound (effettivamente giunti al campo sportivo in piccoli gruppi e non in ‘formazione’ come l’altra sera) e dei militanti dei centri sociali. Questi ultimi, però, non sono visti e si sono limitati a tappezzare le pensiline delle fermate dei pullman con volantini dal titolo ‘Fobocrazia. La paura ci governa» con accuse di razzismo a chi respinge gli immigrati. I chievesi presenti sono stati ancora una volta molti, almeno in cinquecento su 2.400 abitanti. «Non ce l’ho con loro — ha detto mentre si attendeva l’inizio del consiglio comunale aperto, uno di loro, Bruno Cartelli riassumendo il sentire comune — Sono dei disperati. Ma non si possono fare affari sulle nostre spalle lucrando sull’accoglienza . E inoltre serpeggia la paura: io ho già subito quattro furti. Voglio stare tranquillo a casa mia». Finalmente, alle 21,47 il sindaco Davide Bettinelli ha aperto la riunione: tutti presenti tranne un consigliere. Bettinelli ha ironizzato sul nome dato alla struttura: «L’hanno chiamata ‘Garbata accoglienza’ ma a me sembra che di garbato non abbia proprio nulla: in quattro giorni abbiamo presentato quattro epsosti su altrettante irregolarità: sabato, tre giorni dopo l’arrivo dei migranti, tutti richiedenti asilo tra 18 e 45 anni, non c’erano ancora ricambi di biancheria intima né lenzuola, domenica perché la struttura non era in grado di alimentare i suoi ospiti in modo decente, lunedì perché i profughi giravano per il paese chiedendo cibo ai cittadini e oggi (ieri, Ndr) perché Giannina Puddu, la proprietaria della struttura, non aveva ottemperato all’obbligo di smaltire i rifiuti». Insomma, nel mirino c’è la gestione della struttura di accoglienza alla quale, ha assicurato il sindaco, non verrà fatto alcuno sconto, «a partire dalla già inoltrata richiesta all’Asl di verifica dell’idoneità dei locali». In pratica tutti gli interventi si sono concentrati su questo concetto. Perfino la Caritas lo ha fatto, come ha spiegato Claudio Dagheti, vice-direttore della struttura di Crema, durante il suo — peraltro fischiato — intervento nel quale ha invitato i chievesi a «pretendere il rispetto rigoroso della convenzione». Dario Longhi, Paolo Basso Ricci e Clara Gilli, del comitato spontaneo, hanno addirittura messo in discussione la validità di tale convenzione, pubblicata da mercoledì 29 sul sito della prefettura: «In 5 mesi la ‘Garbata accoglienza’ incasserà 231mila euro — hanno spiegato —. E pensare che non è neppure una Onlus ma una srl: registrata l’8 luglio, dodici giorni dopo ha vinto il bando, il 22 sono arrivati i i primi profughi». Una ‘velocità che da da pensare, hanno sostenuto. Sono intervenuti, anche i capigruppo in consiglio: Alessandro Sala per la maggioranza seguito da Giorgio Moioli ed Ernesto Baroni Giavazzi dell’opposizione. A seguire don Alessandro Vagni, Emanuele Boldrini, Daniela Mustacchi Castelli, Francesco Donida, Simona Pagano, Giuseppe Pollastrini e il Comitato cittadini Chieve. In discussione un ordine del giorno presentato da Baroni Giavazzi con il quale si «intende respingere l’accoglienza in paese».
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