L'ANALISI
08 Luglio 2015 - 18:05
L'ospedale di Crema
CREMA - ‘Assedio’ al Pirellone, in difesa dell’autonomia del Maggiore, che la riforma sanitaria regionale rischia di cancellare con l’accorpamento al polo cremonese. I sindaci cremaschi affilano le armi, per la calata su Milano. Il testo della nuova geografia della salute lombarda — già licenziato in commissione con una maggioranza tutt’altro che coesa (sì di Lega e Nuovo Centrodestra e astensione di Forza Italia) — giungerà in aula martedì 14 luglio per la discussione finale. Ed ad attenderlo, oltre ai consiglieri regionali, troverà pure una delegazione dei primi cittadini del distretto: non sarebbero affatto intenzionati a mantenere il semplice ruolo di spettatori del varo di un provvedimento che, al di là della pura soppressione della direzione cittadina, avrebbe ripercussioni economiche, seppur non nel brevissimo termine (il Maggiore vanta 1.300 dipendenti e un bilancio medio annuo di 120 milioni di euro). Pur non essendo contemplato un depotenziamento dei reparti, i bene informati parlano infatti di economie di scala, che rientrano nella logica degli accorpamenti. Ma i rappresentanti dei Comuni cremaschi non ci stanno.
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