L'ANALISI
15 Gennaio 2015 - 11:33
Il viale d’accesso al padiglione di urgenza ed emergenza del Maggiore
CREMA - Oltre 60mila casi affrontati nel 2014, con un picco superiore alle 5mila visite — quello registrato in dicembre e alimentato dall’epidemia influenzale — tutt’altro che destinato a scemare nelle prime settimane del nuovo anno, stando almeno al numero di pazienti transitati in largo Dossena da Capodanno ad oggi. Il pronto soccorso dell’ospedale cittadino è ormai sottoposto ad una pressione record, tanto che il direttore generale del Maggiore, Luigi Ablondi, sta lavorando ad un piano, destinato ad intercettare fondi regionali.
«Non certo finalizzati ad un potenziamento strutturale — si affretta a precisare, conscio dei risparmi imposti dal ‘Pirellone’ al comparto della sanità — ma per lo meno per aumentare la dotazione di organico, nei periodi di criticità». E come detto, per i 12 medici diretti da Giovanni Viganò e gli infermieri, che nell’arco delle 24 ore assicurano il servizio, il 2015 non si è aperto all’insegna dell’ordinarietà. Influenza a parte, l’elevatissimo numero di «accessi» — per definirli con il linguaggio dei camici bianchi — ha origini complesse. È sufficiente soffermarsi sulla percentuale di traumi, ossia meno del 20% del totale dei casi trattati, per rendersi conto di quanto la tappa nel padiglione di urgenza ed emergenza, per molti, rappresenti una scorciatoia per accertamenti clinici, che altrimenti richiederebbero tempi ben più lunghi. E non solo. Le statistiche accreditano una larga fetta di pazienti provenienti da aree limitrofe, a loro volta servite da ospedali (Lodigiano in testa). E se da un lato il fenomeno è riprova della fiducia riposta nel personale del Maggiore, dall’altro accresce un carico di lavoro già complesso da affrontare. E difficilmente il dato può essere spiegato, facendolo risalire alla piaga degli incidenti stradali, che ovviamente — a maggior ragione in una realtà attraversata dalla trafficatissima Paullese — non coinvolgono solo i residenti nel Cremasco: 1.652 casi nel 2014, contro i 5.951 infortuni tra le pareti domestiche, che solo in minima parte hanno come vittime forestieri. «Il pronto soccorso, assieme all’anestesia e alla radiologia, avranno la massima priorità», assicura Ablondi. In buona sostanza, se anche i risparmi imposti da Milano dovessero bloccare il turnover del personale, ciò non inficerà le forze presenti nei tre settori. «Purtroppo — ammette — stiamo registrando l’accesso di ammalati, che effettivamente non presentano situazioni di emergenza».
E premettendo che, «nessuno viene di certo rifiutato», l’appello che rivolge il direttore generale è a ricorrere al padiglione di emergenza, solo se i sintomi lo richiedano effettivamente.
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