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CAFFE' LETTERARIO

Napo: 'Estremo e senza rimpianti'

Alberto Naponi, protagonista dell'ultima edizione di Masterchef, ha presentato il suo libro e si è raccontato

Francesco Pavesi

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fpavesi@cremonaonline.it

19 Novembre 2014 - 21:23

Napo: 'Estremo e senza rimpianti'

Zanolli e Naponi

CREMA — «Confesso che ho vissuto. Senza tirarmi mai indietro, senza rimpianti, senza conoscere le vere tristezza della vita». E’ stato un istrionico e divertente Alberto Naponi il protagonista della serata del Caffè Letterario andata in scena l’altra sera al San Domenico davanti a un pubblico molto attento e partecipe delle vicissitudini dello chef cremonese, risultato il più amato dagli spettatori del reality di Sky ‘Masterchef’, che ha raccolto «i profumi, le emozioni e i colori» della sua vita nel libro ‘La poesia è un risotto all’acciuga. Il mio viaggio nelle meraviglie della cucina e della vita’, pubblicato da Rizzoli e avviato ad entrare nelle classifiche di vendita. ‘Guidato’ dalle domande di Vittoriano Zanolli, direttore de ‘La Provincia’, ‘Napo’ non si è risparmiato e non ha alzato i veli dell’ipocrisia. Con emozione ha ricordato gli anni della sua gioventù ‘protetta’ nel biscottificio Baresi, storico marchio di proprietà della sua famiglia, «che attraversavo ogni giorno per imbevermi della sua poesia, dei suoi odori e dei suoi colori, del profumo dei dolci e delle donne che vi lavoravano: per me era come una chiesa»; una crescita all’ombra di un «padre grande artista di Brera e, soprattutto, sotto l’ala protettrice di una madre straordinaria donna di cultura, per la quale sono sempre stato un principe anche mentre dissipavo il patrimonio di famiglia fino a restare con niente: ventimila lire e un gatto». Naponi è un cuoco straordinario perché è un personaggio unico, con tanto talento nelle mani, poesia e cultura nel cuore (frutto dell’educazione dal collegio dei gesuiti Filippin prima e all’Accademia di Brera poi), ma soprattutto perché è trasgressivo fino al midollo. Un uomo capace di copiare quadri di Sironi e Brueghel in modo tanto raffinato da vederli piazzati come originali (anche se poi è stato pizzicato e perdonato «perché alla fine a me restava poco, erano altri a far soldi con la loro vendita»), di spacciarsi per geometra in Libia e addirittura portare a termine dei progetti, di diventare facchino e svolgere i lavori più pesanti riuscendo lo stesso a fare la bella vita. «Sono un dissipatore di natura», confessa, «non me ne accorgo, ho fatto fuori alcuni miliardi di lire senza quasi saperlo, quando ho finito il contante pagavo il ristorante con pezzi d’oro. E dopo non ho conosciuto depressione e pentimento». Generoso con gli amici, non conosce le mezze misure. Quando è stato preda del furore del gioco lo ha seguito fino in fondo. Un accanimento nel quale «perdere dà più emozioni perché pensi già a come fare a trovare i soldi per rifarti. Se vinci, invece, ti diverti con gli amici ed è finita lì. Vedere ballare la pallina è come andare in Paradiso. Tutta colpa della bellezza, dei colori e dei profumi del casinò di Venezia, che mi hanno intrappolato, così come ti intrappola una donna velata». E le donne sono state la sua salvezza, in molte lo hanno viziato, protetto e salvato. Tre di esse lo hanno iscritto a ‘Masterchef’ a sua insaputa. Il resto lo ha fatto lui con la sua carica umana e professionale, con la sua storia: «Far da mangiare è un’astuzia , una poesia, un colore, un’originalità». ‘Napo’ non sa cosa cucinerà: «Guardo cosa ho intorno e ogni volta invento, perché ogni ricetta è uno stato d’animo». In fondo la sua vita è stata tutta così, nella ricchezza e nella decadenza. L’importante è che ci siano «poesia, sapori e profumi».

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