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Lite sulla bandiera della pace

Il Comune ha deciso di non esporla sulla facciata del Comune, è polemica

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

21 Ottobre 2014 - 11:42

Lite sulla bandiera della pace

Una delle passate edizioni della marcia per la pace

ROMANENGO — Litigare per la bandiera della pace. Sembra assurdo ma è quel che sta accadendo, ormai da qualche giorno, a Romanengo. Tutti a dire la loro, cittadini e amministratori, tra note ufficiali e infinite discussioni sui social network. Il motivo? La decisione del Comune di non esporre la bandiera sulla facciata del municipio.

La richiesta era giunta la scorsa settimana da un gruppo di romanenghesi, che in vista della marcia della pace Perugia-Assisi (svoltasi domenica) aveva invitato l’amministrazione ad aderire simbolicamente all’iniziativa mostrando, anche solo per pochi giorni, il vessillo arcobaleno.

La nuova giunta di centro-destra, però, ha detto di no. “Non siamo dei guerrafondai - spiega il sindaco Attilio Polla -, ma riteniamo che la pace sia un valore da custodire nel cuore, non da sventolare alla finestra”.

Finita qui? Tutt’altro. Risentiti dalla decisione del sindaco, infatti, alcuni cittadini hanno deciso di fare da soli e, senza farsi notare, hanno appeso una bandiera della pace alle inferriate di una finestra del palazzo comunale. Facile immaginare che fine abbia fatto: “Non appena me ne sono accorto - spiega il sindaco - l’ho tolta personalmente. Avrei anche potuto approfondire la questione, ma ho preferito lasciar perdere: li ho compatiti”.

Nel frattempo la questione ha dato origine ad un acceso dibattito sui social network, che continua ancora oggi ad infiammare decine di cittadini. Coerente con la sua decisione, anche il Comune ha deciso di metterci la faccia pubblicando un documento in cui chiarisce il perché della sua scelta: “Abbiamo scelto di non esibire la bandiera della pace - si legge nella nota ufficiale - conscia che questo gesto causerà indignazione e sgomento da parte di alcuni romanenghesi. Abbiamo preso questa decisione perché vorremmo abbandonare un simbolo a favore di azioni e gesti più tangibili e concreti da parte di ognuno di noi. La pace non è un concetto astratto da applicare a chi, a migliaia di chilometri di distanza, sta soffrendo a causa degli orrori delle guerre. La pace è una azione reale che dobbiamo desiderare e che ci deve coinvolgere sempre”.

Infine l’invito, implicito, ad una maggiore serenità di giudizio: “La pace non è solo assenza di guerra ma è voler vivere nel rispetto di ognuno. Questo serve per avere e desiderare la pace. Partiamo da queste azioni prima di arrivare ad un simbolo. Partiamo da noi”.

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Commenti all'articolo

  • alexfusar33

    21 Ottobre 2014 - 14:02

    La sinistra vive di simboli, dallo storico "comune denuclearizzato" alla "bandiera della pace" al "registro delle unioni civili". Quasi necessario quando era all'opposizione per una questione di immagine, ora che governa diventa una scelta imbarazzante...

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