Con la Pro Patria per la ‘nuova’ Cremo una vittoria poco elegante ma che può essere salutare Tre punti umili e utili in attesa di tempi migliori: Campo cavallo...
Era uno di quei giorni che ti chiedi cosa aspetta l’evoluzione della specie a far nascere i cremonesi direttamente con le branchie, dato che in giorni così l’acqua mica piove, ci cammini dentro come un paguro bernardo. Era anche uno di quei giorni che ti prende la malinconia di quei cento e passa euro versati per metterti in regola con la soddisfazione di mantenere Bruno Vespa. Era peraltro uno di quei giorni che vai allo stadio a vedere una squadra nuova, solo che non è agosto ma l’anno nuovo, dato che a Cremona ci siamo abituati bene e cambiamo squadra con la frequenza con cui Lady Gaga cambia parrucca. E come Charlie Brown sai che Lucy la perfida anche stavolta ti sposterà il pallone nel momento in cui lo stai calciando ma prendi lo stesso la rincorsa. E stavolta Lucy il pallone non te lo ha nemmeno spostato del tutto, in fondo hai il sospetto che lo abbia fatto per il gusto di illuderti così da farti fare una piroetta a vuoto ancora più ridicola la prossima volta, ma intanto un calcetto al pallone gliel’hai dato. Niente di speciale, una vittoriuzza di sicuro più utile che dilettevole, umilissima però utilissima, poco elegante come quando ti scappa un ruttino che però aiuta a digerire. E allora buon Pro ti faccia. La Pro Patria è un pesce piccolo della catena alimentare in cui la Cremo non ha ancora ben capito qual è il suo posto, però altri pesci piccoli nel recente passato ci avevano fatto scappare come un cane lupo col postino e stavolta c’era per l’appunto un campo adeguato al tempo da palombari che faceva, un avversario tutto accartocciato davanti al suo portiere lasciando il vecchio leone Serafini a scambiarsi bigliettini affettuosi con Moi, la puzza di imboscata ce la si sentiva addosso forte come quella di fritto dopo una serata al ristorante cinese. Però Torrente doveva aver chiarito per bene ai suoi che questi tre punti nel loro piccolo erano indispensabili come l’uovo per la carbonara. Tanto per cominciare per lui, che dopo aver mangiato il panetùn ambirebbe anche togliersi la legittima curiosità di come fanno da noi la colomba di Pasqua. E poi una volta che al mercatino si erano fatti acquisti di buon senso, scegliendo grossi tipi di categoria, non era il caso di sgonfiare subito la mongolfiera appena ripartita. E così nel nome di un sano realismo ci si è dovuti accontentare, come punteggio come partita (ma il primo quarto è stato a tratti perfino brillante) e anche come gol, che si sarebbe potuto segnare ben prima e con una sceneggiatura meno sciatta, ma un gol è un gol e se avessimo avuto la tentazione di fare gli schizzinosi il salvataggio sulla linea di Abbate di appena dodici minuti prima ce l’avrebbe fatta passare per direttissima. E infine anche come marcatore sarebbe potuta andare inmodo da fare più notizia, sì insomma poteva segnare uno dei nuovi nel nostro caso Campo, ma anche in questo va bene così, i nuovihanno aiutato e soprattutto aiuteranno in futuro, ma questa non è una squadra per salvatori della patria. Che ne abbiamo già avuti, di salvatori della patria per un giorno, salvo poi non averne più notizie. E insomma abbiamo ricominciato da quello che in circostanze normali sarebbe il minimo sindacale, ma questa squadra di normale ha pochino, non certo il passato prossimo, forse il presente, e soprattutto speriamo il futuro perchè normale per questa squadra sarebbe vincere. La partita è stata un incastro di partitine, nel primo quarto i pennini del giocometro hanno fatto le capriole come allo Zini non capitava da un bel po’, poi appena la squadra ha rifiatato come è fisiologico la difesa ha regalato una palla da gol colossale come è patologico; salvata la ghirba, si è riannodato qualche filo di gioco ed è arrivato il gol, con un portiere avversario che dopo aver fatto il fenomeno per quasi mezz’ora per una volta si è messo una mano sulla coscienza e Casoli per una volta più svelto del difensore. Nelsecondotempo laProPatria ha provato a far riaffiorare i vecchi cattivi pensieri, Torrente si è rimboccato la squadra fin sugli occhi e non è che questa sia di per sè una garanzia, ma Bremec ha azzeccato il tempo di un’usci - ta importante, Moi ha capito che non era il giorno giusto per dare ritocchi alla cappella sistina e ha dato l’esempio di come si tratta il pallone per fargli passare l’eventuale voglia di fare scherzi, l’arbitro ha lasciato che Serafini venisse trattato senza troppi riguardi e insomma è finita con Della Rocca che faceva cippalippa con i tifosi come due morosi quando si fa la pace dopo un bisticcio. Questa è fatta, non benone ma poteva andare peggio. Purchè tutti abbiano presente, forte e chiaro, che quello che è bastato ieri non basterà in futuro. Questi tre punti vanno bene se serviranno a crescere, nella tenuta difensiva (dove non si chiede altro che smetterla di farsi del male da soli), nella capacità di non perdere il tempo quando gli altri alzano il metronomo, in generale nella serenità con cui si affronta la partita. Come il primo passo dell’uo mo sulla luna, questo uno a zero è stato un piccolo passo che può avere un grosso significato. La società ha dato l’ennesima strizzata al borsello, ora sta alla squadra (vecchi e nuovi) evitare che chi paga si penta di quello che spende. Guai se qualcuno venisse assalito dal rimorso spese. Giovanni Ratti