Grussgott, sono il professor Helmut Beckensteiger, primario della clinica di psicopatologia sportiva all’università Borussia di Tubinga, e vi vorrei illustrare un nuovo caso che penso vi possa interessare. Anche perchè, senza violare il segreto professionale, posso rivelare alcune notizie di calciomercato emerse nel corso della seduta. Qualche giorno fa la mia segretaria Helga mi ha fissato un appuntamento con un signore il cui comportamento l’aveva un po’ sorpresa. «Pensi professore - mi ha detto Helga - che questo signore prima di confermare l’appuntamento ha voluto sapere se questo edificio ha il portiere o il citofono. Quando gli ho detto che c’è il citofono si è tranquillizzato, e io ho avuto l’impressione che sia uno di quei tipi che non si fidano della categoria dei portieri». La cosa ha solleticato il mio interesse professionale, e ho accettato l’incarico di esaminare questo nuovo caso. Anzitutto mi sono documentato, e dopo aver visto qualche filmato riguardante la squadra del mio nuovo paziente ho catalogato il caso come ‘piena emergenza’. I fatti mi hanno ben presto dato ragione. Il giorno dell’appuntamento, questo giovane signore è arrivato al mio studio parecchio dopo l’orario fissato. «Mi scusi - mi ha detto - da un po’ di tempo entro fuori tempo». Non si preoccupi, gli ho risposto, e si accomodi sul lettino. Lui si è seduto sullo spigolo della scrivania. Sul lettino, prego, ho ripetuto. E lui mi si è seduto in braccio. Stavo per spazientirmi, quando lui si è reso conto d el l’errore. «Scusi ancora, professore - ha detto - ma sono qui da lei anche per questo, da un po’ di tempo sono spesso fuori posizione ». Sempre più interessante, mi sono detto. E gli ho detto di parlarmi del suo problema. «Sono un calciatore - ha iniziato - gioco in difesa e da un po’ di tempo la mia squadra prende gol strani. I tifosi la stanno prendendo bene, non si fanno più vedere ma solo perchè sono diventati timidi, e comunque anche loro hanno i loro problemi di coordinazione, pensi che domenica scorsa negli ultimi minuti facevano confusione e gridavano olé a ogni passaggio dell’a ltra squadra». E la società? «E’ qui che nascono i miei guai, sono preoccupato per il posto in squadra, sa qui si sta bene, pensi che da qualche settimana per farci risparmiare - dato che di premi partita non se ne parla - la società ci ospita tutti insieme in albergo, e per non farci annoiare ogni tanto ci cambia a sorpresa il campo di allenamento, e anche qui i tifosi danno una mano suggerendo campi nuovi, io ho sentito parlare di uno stadio chiamato San Rocco ma un mio compagno mi ha detto ma va là, avrai capito male, avranno senz’altro detto San Siro». A proposito di compagni, magari fra voi del reparto siete poco affiatati? «Al contrario, guardi, siamo affiatatissimi, al punto che spesso noi difensori facciamo tutti la stessa cosa allo stesso momento». C’è stato un episodio scatenante? «Le ho detto che sono preoccupato, a parte quando sono in campo non dormo più, e anche se me ne vergogno le confesso che avendo saputo di un vertice dei dirigenti mi sono travestito da segretaria e ho origliato. Non sentivo benissimo ma parlavano proprio della difesa.