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Ciclismo: la Woodstostock delle due ruote parla cremonese

Il Cc Cremonese ha preso parte alla mitica Eroica sulle colline del Chianti

Fabrizio Barbieri

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fbarbieri@laprovinciacr.it

05 Ottobre 2023 - 18:29

CREMONA - Si chiama Eroica e un motivo di certo c’è... Ma dietro alla fatica c’è anche tanto divertimento, un tuffo nel passato e la voglia di condividere un’esperienza unica nel suo genere. Anche questa volta al via un manipolo di cremonesi, carichi di entusiasmo, con la maglia del CC Cremonese. Parliamo della Woodstostock del ciclismo eroico che non ha risparmiato sorprese con guasti meccanici e tanta fatica, salite con pendenze importanti su strade sterrate nel meraviglioso paesaggio chiantigiano tra vigneti e boschi del Chianti.

'Era tutto pronto a Gaiole in Chianti quando all’alba abbiamo iniziato la nostra pedalata sulle strade bianche. Dopo pochi chilometri la prima salita, in un corridoio di fiaccole che illuminava il viale di cipressi, l’arrivo alle maestose mura del castello di Brolio è stato sensazionale'. Così inizia il racconto di Marco Ghidetti veterano delle due ruote e portavoce dell’‘eroico’ gruppo del CC Cremonese che ha portato a termine i 135 chilometri con oltre 2.000 metri di dislivello indossando maglia e pantaloncini di lana su bicicletta d’epoca senza ammortizzatori e con cambi limitati.

Tra i 9.000 iscritti da tutto il mondo tante donne e così Stefania Finizio, quota rosa del CC Cremonese, non si è trovata ad essere l’unica ragazza a commentare l’arrivo in piazza del Campo a Siena dove è stato posizionato il primo ristoro.
Le stesse sensazioni le hanno provate anche Michele Baronio, Silvano Marzani e Mauro Gerevini che si sono lasciati ispirare dal ciclismo di una volta con i suoi indimenticati campioni. A tutti i punti di controllo sparsi per il percorso si sono fatti apporre l’ambito timbro attestante il passaggio della tappa. Si arriva quando si arriva, senza fretta qui ci si ferma e si riparte e ci si ferma ancora. Forse qui il tempo non conta.

Daniele Bosi, Andrea Bosini e Valerio Ghizzi raccontano che 'la cosa più complicata è stata affrontare le discese veramente ripide con il terreno disconnesso dove si sente solo il fischio dei freni, i polsi sembrano spezzarsi e le vibrazioni ti fanno sbattere la testa talmente forte da non riuscire quasi a vedere la strada'.

Lorenzo Carotti e Piergiuseppe Mangiacotti dicono che ogni tratto del percorso meriterebbe di essere raccontato e commentato. 'Ci sono i ristori tra ribollita e vino, rigorosamente chianti, i figuranti in costume medievale ma la vera felicità la si prova all’arrivo dove tutti ti abbracciano e ti fanno sentire parte di una festa. Questa sensazione ti fa superare tutta la fatica, lo sforzo fisico e il sudore versato e scoprire il gusto dell’impresa. Tutti abbiamo capito che essere eroici forse è semplicemente un altro modo di interpretare la vita. Per farlo ci sono voluti tanta programmazione e impegno, ma alla fine la soddisfazione e la medicina migliore per ogni acciacco che si avverte al traguardo'.

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