L'ANALISI
04 Maggio 2025 - 10:58
CREMONA - Dal musical Sherlock Holmes con Neri Marcoré, passando per La Locandiera di Goldoni, per riapprodare al musical con Cantando sotto la pioggia che debutterà giovedì prossimo, 8 maggio, al teatro Alfieri di Torino: è un gran momento per il cremonese Adriano Voltini, 25 anni, attore, cantante, ballerino e compositore, performer dalle mille possibilità espressive che pian piano si sta facendo strada.
Dopo il musical con Neri Marcorè ora nientemeno che Cantando Sotto la pioggia, un classico del genere.
«Una bella opportunità che credo rafforzi la mia vocazione per questo genere di spettacolo, un genere con cui sono cresciuto e che mi affascina sempre di più».
È sotto debutto, come sta andando?
«Tutto top secret, invito gli amici cremonesi al teatro Alfieri di Torino dove fra qualche giorno debuttiamo. La regia e le coreografie sono di Luciano Cannito, mentre i protagonisti sono Lorenzo Grilli nel ruolo di Don, Flora Canto nel ruolo di Kathy, Martina Stella in quello di Lina e Vittorio Schiavone sarà Cosmo. Io sono nel gruppo dei cantanti e ballerini, ma il bello del musical è che, in un certo qual modo, si è tutti protagonisti. È un vero gioco di squadra. Siamo un bel gruppo e siamo carichi per il debutto».
E se il musical è il suo specifico, non disdegna la prosa tradizionale. Interpretando il ruolo di Fabrizio, è stato nel cast della Locandiera di Carlo Goldoni.
«Si tratta di una produzione del Teatro degli Incamminati che abbiamo fatto per le scuole. È stato bello misurarmi con un testo della tradizione. Tutto nasce dalla mia passione per il teatro, poi l’amore per la musica e per la danza mi ha portato verso il musical. Quando sono entrato in prova ho dovuto lasciare la Locandiera, ma è stata una bella esperienza, oltre che un modo per misurarmi col teatro di solo testo e con un pubblico non sempre facile come è quello delle scolastiche».
Ma dove ha capito che il palcoscenico faceva per lei?
«Beh, è tutta colpa della mia maestra della primaria, la maestra Bice Brambilla che mi fece fare Seneca in uno spettacolo della scuola. Credo che l’emozione provata in quella recita mi abbia aperto un mondo e, davvero, cambiato la vita. Poi ricordo un Sogno di una notte di mezza estate e la fascinazione per Puck, ma non so dove ubicarlo nella memoria. Ma è stata soprattutto la maestra Bice che mi ha iniziato al teatro e segnato la mia strada anche a distanza di vent’anni».
E poi c’è l’esperienza della Compagnia dell’Ago all’oratorio di Sant’Agostino e la collaborazione con il Teatro Danza di Paola Posa…
«Sono tappe importanti che mi hanno formato e credo mi abbiano portato naturalmente a frequentare la Scuola del Teatro Musicale di Milano, presso il Teatro degli Arcimboldi, dove mi sono diplomato. Capisco ora, dopo due musical, che è stata fondamentale la formazione ottenuta agli Arcimboldi perché mi ha permesso di sviluppare le diverse attitudini che un performer deve avere: la recitazione, il canto e la danza. Tutto questo nel musical coesiste e ogni linguaggio è intimamente legato e necessario alla buona riuscita dello spettacolo anche quando si è ballerini e interpreti di fila».
Il suo debutto in teatro è stato un paio di anni fa nel ruolo di Cameron ne L’attimo fuggente con Luca Bastianello e Nicolò Bertonelli per la regia di Marco Iacomelli. Un titolo importante…
«Di grande richiamo e che mi ha permesso subito di lavorare intensamente, di recitare nei grandi come nei piccoli teatri, di capire le gioie le fatiche della tournée».
Un attimo fuggente che ha saputo prendere al volo…
«Poi c’è stato il musical con Neri Marcorè e ora il debutto in Cantando sotto la pioggia. Sono spettacoli che possono vantare, incrociamo le dita, tournée importanti, il che vuol dire lavorare, ma anche impratichirsi col palcoscenico, metter a frutto quanto si è imparato e crescere replica, dopo replica».
Un sogno?
«Beh, continuare a fare del teatro e del musical il lavoro della mia vita, un lavoro che per me coincide davvero con la passione».
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