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DA CREMONA A PIACENZA

Malosso, il cremonese che conquistò i Farnese

Una mostra diffusa nelle due città dedicata a Giovan Battista Trotti unisce i territori

Barbara Caffi

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bcaffi@laprovinciacr.it

21 Febbraio 2025 - 19:35

PIACENZA - Pittore, architetto, disegnatore di paesaggi, allievo e maestro, tra i massimi esponenti del Cinquecento lombardo e in grado di influenzare l’arte fino alla fine del Seicento: Giovan Battista Trotti detto il Malosso sarà il protagonista di una mostra diffusa che si snoderà dalla prossima primavera tra Cremona e Piacenza, probabilmente Parma e altre località dei tre territori dove il Malosso ha affrescato chiese e oratori. «Il Po è spesso visto come un ostacolo insormontabile, ma in realtà ha da sempre unito queste tre province - ha sottolineato Christian Piazza, assessore alla Cultura del Comune di Piacenza dove oggi è stata presentata la mostra sulla sponda emiliana -. Per Piacenza questa iniziativa sarà un motivo di grande crescita culturale».

Delle sei opere che saranno esposte nella Cappella Ducale di Palazzo Farnese dal 10 aprile al 13 luglio, l’autentica sorpresa verrà dal Trittico Salazar, commissionato nel 1595 da don Diego Salazar, cancelliere del Ducato di Milano: la pala d’altare, che raffigura l’Adorazione dei pastori, è di proprietà della Banca di Piacenza, mentre le due ante laterali, un San Sebastiano e un San Diego, sono riapparse lo scorso anno sul mercato antiquario. Per il periodo di apertura della mostra, il Trittico sarà eccezionalmente ricostituito, dando vita a un’occasione imperdibile.

«Sarà una mostra importante che permetterà di riscoprire e valorizzare un grande pittore del Cinquecento - ha detto Gian Domenico Auricchio, presidente della Camera di commercio di Cremona, Mantova e Pavia -. Che l’ente camerale la sostenga non deve sorprendere, investire un euro in cultura, secondo l’analisi di Symbola, consente di ricavarne 1,9. Inoltre, lo dico anche da imprenditore, trovo che questa collaborazione tra territori sia molto bella».

Indispensabile il contributo della Banca di Piacenza, il cui presidente Giuseppe Nenna ricorda che «la pala del Malosso è molto, molto bella e vale sicuramente la pena di vederla». Stefano Antonio Marchesi, presidente dell’associazione piacentina Amici dell’Arte, evidenzia il ruolo del sodalizio nel ritrovamento delle due tele del trittico e garantisce: «Grazie alla mostra di Giovanni Fattori e a quella del Malosso, a Piacenza ci sarà una splendida primavera dell’arte».

Il Po e i campanilismi non sono stati un ostacolo per Malosso, nato a Cremona nel 1556, cresciuto artisticamente con Bernardino Campi, di cui eredita la bottega e di cui sposa la nipote, e poi chiamato nella Bassa da committenti prestigiosi. Su tutti i Farnese, che vorrebbero fare del Ducato di Parma e Piacenza la nuova Roma. «Il Malosso ha lavorato molto a Cremona e poi a Piacenza e a Parma - ha detto Raffaella Poltronieri, curatrice delle mostre con Stefano Macconi e Antonio Iommelli, e autrice di una esaustiva monografia -. Era un artista eclettico e non solo un pittore ed è stato chiamato a lavorare anche in centri minori dei territori in cui era attivo». Le sue opere si trovano in molte chiese cremonesi, a Soresina, Monticelli d’Ongina, Casalmaggiore, Salò, Viadana, Regona di Pizzighettone (dove ha eseguito il Trittico che verrà ricomposto a Piacenza), Milano, Lodi e in molti altri luoghi.

Si forma a Cremona, ma va a Venezia a vedere le opere di Tiziano e Veronese, conosce Correggio, non è escluso che viaggi fino a Roma per conoscere da vicino i capolavori del Rinascimento, lavora con Annibale Carracci. È proprio a Carracci che, forse, Trotti deve il soprannome: era un ‘malosso’, un osso duro, uno con un pessimo carattere, insomma.
In ogni caso, l’artista cremonese osserva pedissequamente i principi della Controriforma e questo è un viatico per le committenze religiose.

Ranuccio Farnese, a partire dal 1604, lo chiama nel Ducato, prima a Parma dove Malosso affresca il Palazzo del Giardino e poi a Piacenza. E tra i pochi smacchi della vita dell’artista, va ricordato che, per la realizzazione dei celebri cavalli, a Trotti fu preferito il toscano Francesco Mochi. Iommelli, direttore dei Musei civici di Palazzo Farnese, ricorda i legami artistici tra Cremona e Piacenza da Sofonisba Anguissola alle sorelle Caffi e sottolinea che «la storia dell’arte è legata ai commerci, tra Piacenza, Parma e Cremona ce n’erano molti». Se la mostra piacentina avrà come punto di forza il Trittico, quella cremonese - al Museo diocesano dal 4 aprile all’8 giugno prossimi - guarda in particolare all’ambiente in cui lavora Malosso.

«Ci sarà una parte dedicata all’ultima stagione del Cinquecento cremonese - anticipa Macconi, conservatore del Diocesano - e la mostra guarderà soprattutto alla bottega del Malosso e a com’era organizzata». Fu una necessità, la bottega. Il Malosso faticava a stare dietro alle committenze e circondarsi di pittori pronti a mimetizzarsi nella sua tecnica e nel suo stile era diventato necessario. «Un aspetto sui generis della mostra cremonese - aggiunge Macconi - sarà la possibilità di seguire in diretta il restauro di una delle tele provenienti dal tempietto del Cristo risorto di San Luca». Enrico Perni sarà quindi al lavoro sotto gli occhi del pubblico.

Una vera e propria chicca potrebbe (il condizionale è scaramantico) essere proposta da Parma. Il Palazzo Ducale del Giardino, sede del Comando Provinciale dei carabinieri di Parma e una delle sedi del Ris, potrebbe eccezionalmente aprirsi per far ammirare le Stanze del Malosso.

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