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SAN BASSANO. IL LIBRO

Cascina Asperti, è il tempo dei ricordi

Il volume di Bignami sarà presentato in sala Capelli. Un’occasione unica per ricordare e ritrovarsi, per guardarsi indietro sul filo della memoria

Barbara Caffi

Email:

bcaffi@laprovinciacr.it

30 Novembre 2024 - 10:34

SAN BASSANO - La chiamano ‘la Spelta’ e oggi è un monumento alla sua decadenza: vuota, con i cancelli aperti, nessuno a controllare gli ingressi perché non c’è più nulla da tutelare. Ma la cascina Asperti alle porte di San Bassano è sempre stata qualcosa di più di una cascina. Era piuttosto una comunità, famiglie più o meno imparentate che si conoscevano e si aiutavano, condividevano il tempo della fatica e quello del riposo. In quella cascina Ambrogio Bignami - per anni apprezzato fotografo anche per il quotidiano La Provincia con cui ha a lungo collaborato - ci è nato e alla Spelta ha ora dedicato un libro in cui si uniscono ricordi, aneddoti e immagini

bignami

Il volume La mia Asperti. Una passeggiata indimenticabile verrà presentato questo pomeriggio alle 17 presso la sala M.D.V.M. Vincenzo Capelli (piazza Monsignor Frosi). Sarà un’occasione unica per ricordare e ritrovarsi, per guardarsi indietro sul filo della memoria.

La cascina Asperti era «una corte chiusa sui quattro lati - scrive Bignami -: per accedervi, dovevi passare da un grande cancello, chiuso di notte per proteggere la comunità, gli allevamenti e le proprietà, per essere, poi, riaperto di buon mattino. Un po’ come la vita nei vecchi manieri». Oggi, invece, «se qualcuno proverà a cercare tracce di un passato felice non troverà anima viva, nemmeno un cane che faccia la guardia a quei cancelli, ormai sempre aperti, che non devono più proteggere nessuno».

La memoria, però resta: una memoria legata alla civiltà contadina, alle radici, alla consapevolezza di un passato vissuto insieme. E comunitario, in un certo senso, è stato il lavoro che ha portato alla realizzazione del libro. «Commoventi ed entusiastiche le tante risposte ricevute: in molti si sono attivati per recuperare vecchie foto, che mi sono state consegnate di persona, o tramite Whatsapp, via mail, o per posta», ricorda Bignami. Da cosa nasce cosa: le telefonate, il ritrovarsi a distanza di decenni, il riannodare fili e il percorrere nuove strade. Con emozione e nostalgia, e con la sensazione che il passato a volte possa svaporare in un attimo. È in quella cascina, dunque, che la famiglia Bignami affonda le proprie radici. Nonno Ambrogio vi arriva nel 1922 con la moglie Palmira e i figli Carlino, Carolina, Maria e Angelo, che all’epoca ha due anni. Proprio lui, militare durante la seconda guerra mondiale, mentre è ricoverato a Barletta, conosce Antonietta, una bella ragazza pugliese che per amore accetta di trasferirsi nella campagna cremonese. Avranno sei figli e il primogenito - l’autore del libro - sarà chiamato Ambrogio come il nonno. E poi c’erano tutti gli altri - oltre un centinaio di persone - i cavalli che avevano i nomi dei cristiani e le vacche che invece erano chiamate «Ginevra, Roma, Italia». «Se una famiglia era in difficoltà - ricorda Carla Feraboli nella sua testimonianza -, l’aiuto arrivava senza bisogno di chiederlo».

Erano condivisi anche i momenti speciali: all’arrivo della televisione, i signori Baldrighi aprivano la finestra, sistemavano le balle di fieno nell’aia e tutti si riunivano per vedere la «scatola magica».

Momenti belli e tragedie, come quando un bimbo muore incastrandosi tra le ruote di un trattore giocando a nascondino. Ai ragazzini bastava poco per divertirsi: un pallone fatto di elastici, spaghi ed elastici o una pista tratteggiata sul cemento e i tappi di bottiglia per emulare le epiche rivalità del Giro d’Italia. E poi l’altalena, la mosca cieca, la palla avvelenata. Sembrano trascorsi secoli, ma in realtà sono solo pochi decenni. Da ricordare, come ha fatto Ambrogio Bignami nel libro La mia Asperti.

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