L'ANALISI
LA GUERRA DI PUTIN. L'INCONTRO
26 Febbraio 2022 - 08:49
CREMA - «Un attacco allo Stato, in una terra che è come una grande torta farcita di ricchezze, che tutti vogliono». Un’affermazione che ben aderisce tanto alla stretta attualità della guerra in Ucraina, con l’invasione delle terre del Donbass e l’assedio di Kiev, quanto alla difficile situazione del Congo, terra in cui l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, a soli quarant’anni, è stato ucciso in un agguato il 22 febbraio 2021, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista del convoglio Mustapha Milambo.
Commosso il ricordo di Luca, diplomatico «solare, col sorriso, sempre disposto a costruire ponti e non a dividere»: così lo ha ricordato il padre, Salvatore Attanasio, intervistato al teatro San Domenico dal vicedirettore del quotidiano «La Provincia», Paolo Gualandris.
A un anno dall’uccisione, i primi riscontri dalla magistratura hanno portato al rinvio a giudizio di due responsabili del Pam, Programma Mondiale per l’alimentazione, ramo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di progetti per la popolazione locale. Pam che aveva organizzato il viaggio di Attanasio e che ora, attraverso i suoi due responsabili, deve rispondere di «negligenza» nella gestione di questo spostamento. Lo ha ben delineato il giornalista Toni Capuozzo, all’inizio dell’incontro, che ha ricordato Luca pur non avendolo conosciuto direttamente, ma «essendo stato colpito dalla sua figura di diplomatico nel vero senso del termine, che si mette a disposizione e in ascolto degli altri. L’essenza della diplomazia».
Capuozzo ne ha sottolineato la limpidezza del profilo, anche in «contrapposizione ad alcuni esempi di diplomazia meno efficace, cui stiamo assistendo in questi giorni, in cui la guerra e l’invasione voluta dalla Russia sta insanguinando l’Ucraina. Il nostro Paese, attraverso il ministro degli Esteri russo, da subito uno dei primi a non dimostrarsi entusiasta dell’invasione, è stato rimproverato proprio sul modo di interpretare la diplomazia, quando non si è aperto al dialogo. E se è il nemico, peraltro in quel momento nella posizione più negativa, a dare lezioni, bisognerebbe sempre interrogarsi. E poi imparare». In questo, il dialogo col padre di Attanasio è stato illuminante, perché ha riportato in primo piano l’esempio virtuoso di un uomo, Luca, che «ha fatto della sua passione un lavoro e ha vissuto poi quel lavoro con la passione per gli altri, senza mai scendere a compromessi».
Quanto all’inchiesta, ora anche giornalistica nel volume «Delitto Diplomatico» con prefazione di Capuozzo e scritto dai giornalisti Fausto Biloslavo, Antonella Napoli, Stefano Piazza e Matteo Giusti delinea una storia in cui i punti oscuri da chiarire sono ancora molti.
«Difficile credere che si tratti di un rapimento degenerato. Perché uccidere subito gli ostaggi, unica ricchezza di un rapitore? Perché due auto non blindate, senza scorta; perché una sparatoria con sole tre vittime e nessun altro ferito? Perché colpi sparati da vicino, come una vera e propria esecuzione?».
Domande che si spera trovino presto una risposta, che ieri sera hanno risuonato al San Domenico, mentre si stagliavano le immagini di Attanasio, del sorriso che sapeva portare in una terra insanguinata come il Congo, così simile, nella sua tragedia, a quelle che ora stiamo vedendo arrivare dall’Ucraina. Biloslavo avrebbe dovuto presenziare alla serata, ma si trova a Kiev, come inviato. Un legame di sangue, se così si può dire, tra due terre che sono testimonianza di violenza e invece avrebbero solo bisogno di pace. Come quella che Luca voleva, che ha perseguito per l’intera vita.
FOTOGALLERY: FOTOLIVE/JACOPO ZANINELLI
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