CALCIO
09 Ottobre 2021 - 16:41
CREMONA - «Il mio sogno è ingessare il Torrazzo o il vecchio ponte sul Po»: Giuseppe Di Crescenzo, in arte Dicre, è una specie di Christo della Bassa Padana. Anziché usare stoffe e plastiche, riveste con il gesso ortopedico oggetti ad alto valore simbolico per raffigurare la «possibile guarigione della società». La serie delle ingessature - in attesa di un potenziale sviluppo nella dimensione della land art - è solo una delle collezioni che, a partire dalle 18 di domenica 10 ottobre, sono esposte nel nuovo laboratorio di Dicre, ricavato negli spazi al piano superiore dell’Osteria del Quinto di Picenengo e denominato «Questo non è il Paradiso». Dopo la feconda esperienza targata Pikidi Arte, ora per Dicre si apre una nuova pagina creativa, condivisa con l’amico e collega Marco Grignani. Nell’atelier-galleria sono raccolte oltre 500 opere realizzate con le tecniche più disparate nell’arco di almeno cinque decadi. Da tempo Dicre esplora l’espressionismo astratto in tutte le sue declinazioni attraverso un’azione artistica che filtra le lezioni di maestri come Klee, Malevič, Picasso, Kandinskij, Haring, Basquiat e, soprattutto, Manzoni. «In omaggio al grande maestro di Soncino e alla sua Linea lunga - spiega Dicre - ho tracciato la riga più corta del mondo. Un’opera che vuole provocare l’immaginazione». Ma è davvero sterminato il repertorio dell’artista che timbra i suoi quadri con la silhouette di un angelo stilizzato. L’ultima serie si intitola Caronte: piccole opere su cartone - fra olio e chine, acquerelli e colature di cera - che sono un tuffo nell’inferno del surreale.
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