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PESCAROLO. LE FOTO

Museo del Lino in Cina alla Keqiao Fashion Week: un debutto internazionale da incorniciare

L’allestimento firmato da Alberto Zambelli ha favorito un dialogo creativo tra tradizione e sperimentazione, aprendo possibilità di nuovi progetti condivisi. Il vice sindaco Fiammetti: «Un’esperienza oltre ogni aspettativa»

Antonella Bodini

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redazione@laprovinciacr.it

16 Novembre 2025 - 11:00

PESCAROLO - La leggerezza dei tessuti e la forza del metallo in un percorso ricco di suggestioni e contrasti ricercati. Prima volta in Cina, e fuori dal confine provinciale, per gli abiti dell’archivio storico del Museo del Lino di Pescarolo che sono rientrati da poco dalla Keqiao Fashion Week 2025. Un viaggio di oltre nove mila chilometri per un centinaio tra capi e oggetti in una trasferta senza precedenti e dal successo completamente inaspettato.

Un’esperienza straordinaria di arte, materia e bellezza quella della mostra The Time of Fabric – The Eternity of Iron Art presso la China-Italy Future Fashion Gallery di Keqiao realizzata grazie al lavoro del designer internazionale Alberto Zambelli, che da qualche tempo collabora con il Museo del Lino, e che ha visto i capi del Museo del Lino dialogare con le opere in ferro dell’artista locale Hu Zhiquiang, figura di grande rilievo nel panorama artistico.

«La mostra ha riscosso un’ottima partecipazione – spiega il vice sindaco Marta Fiammetti di ritorno dalla Cina – tanti visitatori hanno potuto apprezzare, osservare da vicino e persino toccare con mano le creazioni esposte. Lo spazio a noi riservato era centrale, vicino a quello dove si svolgevano le passerelle. Ma quello che ha davvero colpito chiunque è entrato a vedere l’esposizione è stata la contemporaneità di questi abiti. Che poi era l’obiettivo della mostra».

Ogni abito raccontava una storia, ogni manichino sembrava potesse prendere vita.

«L’idea iniziale è stata proprio quella, riprendendo i due eventi Bloom Linum Zambelli ha voluto ricreare una sfilata statica, con gli abiti che pareva si potessero muovere».

In un percorso studiato nei minimi dettagli: «Un’attenzione che ha valorizzato gli abiti delle nostre nonne e ha dato loro il giusto merito».

Oltre che suscitare grande interesse da parte dei visitatori, ma anche da artisti e designer cinesi.

«È stato davvero un bellissimo scambio culturale – conclude Fiammetti –: un dialogo tra Oriente e Occidente che ha combinato l’eleganza romantica degli abiti italiani alla maestria degli artigiani cinesi del ferro. E ha decisamente posto le basi non solo per altri eventi e speriamo future collaborazioni, ma ha anche permesso la visione di questi abiti storici in una chiave contemporanea molto interessante».

Nella quale, i capi delle nostre nonne, cuciti e ricamati con grande amore e sacrificio più di cento anni fa, hanno saputo ritagliarsi uno spazio d’eccellenza.

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