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LE STORIE DI GIGIO

«Io e i grandi velieri. Rotta sull’inclusione»

Barisani, ex autista 73 enne di Ostiano, realizza oggetti in legno per una Rsa di Cremona

Gilberto Bazoli

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redazione@laprovinciacr.it

13 Ottobre 2025 - 05:25

OSTIANO - Artista del legno e artigiano della solidarietà. Con una mano costruisce affascinanti modelli di antichi velieri; con l’altra, mettendoci la stessa passione, lo stesso impegno e la stessa precisione, materiali ad utilizzo educativo per persone affette da demenza. «Entrambe le cose mi danno una grande soddisfazione», si schermisce Giuseppe Barisani, 73 anni, autista di pullman in pensione dal 2009. Le sue riproduzioni di imbarcazioni sono disposte in ordine sul mobile nel corridoio della sua villetta di Ostiano. Ogni creazione è accompagnata dalla relativa didascalia che ne spiega nome e storia.

«Mio padre, Guido, faceva il bidello in paese e io andavo sempre a curiosare nel laboratorio della sua scuola dove preparava i pezzi di legno da dare agli studenti per la lezione di applicazioni tecniche, come si chiamavano una volta. Ho ereditato da lui l’inclinazione per la manualità».

Il figlio ha proseguito gli studi all’istituto alberghiero, un anno a Bellagio, sul lago di Como, uno in Liguria, a Rapallo. «E altri cinque, come barman e cameriere in sala, sulle navi da crociera ai Caraibi. Nei porti c’era sempre ancorato un vecchio bastimento».

È allora che è sbocciato il suo futuro hobby. Dopo un altro anno in un ristorante di Brescia, è arrivato il momento di voltare radicalmente pagina, dalle strade d’acqua a quelle d’asfalto, e cambiare mestiere.

«Ero a un bivio: subentrare nella gestione di quel locale o accettare la proposta di un ingegnere di venire assunto dall’ex Sia, l’azienda bresciana di trasporto pubblico. Non me la sono sentita di mettermi in proprio. E così ho preso la patente e sono diventato autista di pullman. Li ho guidati per 32 anni. È in quel periodo che ho cominciato a lavorare il legno».

Complice, magari inconsciamente il mare, ma anche l’incontro con un amico. «Un ragazzo in difficoltà che io e mia moglie, Lucia, ospitavamo a cena a casa nostra: costruiva piccole navi e, per entrare in rapporto con lui, mi ci sono messo anch’io. All’inizio con lui, dopo da solo».

Il primo ‘gioiello’ è la copia di un vascello inglese da guerra a tre ponti risalente al 1745, con 50 bocche da fuoco e 350 membri di equipaggio. È poi toccato al Roter Lowe, un galeone brandeburghese del 1597, del peso di 240 tonnellate e armato da diciotto cannoni: il suo aspetto esteriore non è conosciuto, ma vari dipinti hanno fornito elementi sufficienti per rappresentarlo. «È uno di quelli che mi ha fatto impazzire di più e di cui vado maggiormente orgoglioso. Bello, vero?».

È stato quindi il turno di una cocca medievale del 1300, un’imbarcazione dotata di tre alberi frutto dell’influenza combinata delle tecniche usate nell’Europa del nord e di quelle nei Paesi del Mediterraneo. A impreziosire la collezione un battello vichingo del X secolo, a venti remi con stiva. «Studio, mi informo sui libri, vado alla ricerca dei disegni e delle fonti storiche. Poi mi metto all’opera». Chiuso nel suo regno: la cantina nell’abitazione precedente, il garage in quella attuale. Tra una distesa di seghetti, martelli, pialle, trapani, pinze, lime e morsetti. Nota bene: «I piccoli frammenti di legno non sono già predisposti e pronti da incastrare ma vengono ritagliati, uno a uno, incollati e tenuti insieme con un chiodino: la base è compensato, tutto il resto listelli di balsa». Si tratta di una specie di albero originariao del Sud America, molto ricercato per la sua morbidezza. «Da quante tessere è composto uno di questi modellini? Francamente non ne ho idea. Alcune centinaia? Ah, anche di più, non migliaia, ma ci siamo vicino. Si parte e si va avanti, pure di notte, per 6-7 mesi ogni volta. Ci penso anche quando sono a letto, mi sveglio e rimugino: però, se avessi fatto in un modo invece che nell’altro... Per un singolo, minuscolo tassello può essere necessario anche un giorno, specialmente quando sono alle prese con gli alberi più alti. Quando un pezzetto si rompe, bisogna ricominciare da capo. Richiede tanto tempo ma se riesce bene, dopo ti dà gioia dentro».


I dettagli delle sue barche sono curatissimi. Ne ha create complessivamente dieci, comprese una piroga del Madagascar e una zattera. Tutte riproduzioni fedeli condite da un pizzico di fantasia.

«Le vernicio integralmente con il colore del legno anche se non sempre in origine era così». L’uomo delle crociere diventato autista di pullman è tra i fondatori, nel 1998, del glorioso Gruppo hobbistico ostianese e ha messo in mostra le sue opere, che non potevano passare inosservate.

«Un visitatore mi ha chiamato dal lago di Garda per restaurare un veliero, grande ma non grandissimo, nel giardino di un ristorante. Un’attrazione per i bambini». Da qualche tempo Barisani si è fermato anche per altri impegni di assistenza familiare. Ma il laboratorio dietro casa, dove ora è alle prese con la cuccia del gatto, lo aspetta per una nuova invenzione.

«Il Bounty dell’ammutinamento di Marlon Brando? A dire il vero, non ci ho pensato, ma mi sono procurato il disegno. Non si sa mai». In realtà, in garage continua a recarsi, sospinto da quell’altra forza che lo ha portato ad essere negli anni autista dell’Auser e volontario della Croce Rossa. Ma il Covid lo ha costretto ad abbandonare l’impegno sul campo. Non, però, quello, non meno generoso, dietro le quinte. La figlia Roberta, educatrice in una struttura socio-sanitaria di Cremona, ha appreso da lui la vena creativa.

«Lei progetta strumenti che possono essere utili per stimolare la memoria di persone affette da demenza e mi chiede di realizzarli». È così che dall’abilità del padre è uscita una specie di girandola, colorata come fosse una torta, ricavata sulla piantana di un ventilatore rotto: serve per i quiz. O una grande scatola con i buchi in cui infilare le mani e capire quali sono gli oggetto contenuti.

«O, ancora, una cassetta per la raccolta delle offerte in chiesa». Un lavoro, per le sue mani, semplice ma rifinito alla perfezione ed eseguito con maestria. Quella che c’è dietro la magia del galeone brandeburghese di là nel corridoio.

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