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CREMONESE: IL VARDY DAY

«Una scelta convinta. Sarà molto dura, ma siamo preparati»

L’attaccante si presenta: «Nicola ha grande carica, vuol il bene del club»

Ivan Ghigi

Email:

ighigi@laprovinciacr.it

10 Settembre 2025 - 18:48

CREMONA - Jamie Vardy è una promessa. Non una scommessa. La sua sola presenza sotto i riflettori dell’Auditorium parla per lui. Potrebbe anche restare in silenzio, perché riesce a fare parlare e cantare i cuori dei tifosi della Cremonese. Cuori grigiorossi che traboccano di ammirazione, entusiasmo e speranza. Oggi ancora di più, perché Vardy si presenta alimentando un’unica, forte sensazione: è l’uomo giusto per la piazza. Umile, diretto e convinto della sua scelta. Lo si intuisce fin dalle prime parole pronunciate nel giorno della sua presentazione.

Che cosa ti ha spinto a venire in Italia e alla Cremonese?
«Inizialmente - attacca Vardy - quando si parlava di questa possibilità ho preso in considerazione tante cose. Ho parlato con mia moglie e con i figli perché è un cambiamento importante, ma la tecnologia ci permette di restare in contatto. Così come mi ha permesso di parlare con l’allenatore  che mi ha illustrato il club e mostrato la sua voglia di fare il bene del club. Ho visto la passione nei suoi occhi. Da giocatore è importante sentirsi desiderato e lavoro sodo per farmi trovare pronto».

Cremona non è abituata a vivere questo clamore. Il tuo arrivo è stato paragonato a quello di Cristiano Ronaldo alla Juventus. Come sono stati primi giorni in Italia?
«Fantastico finora, mi hanno detto che è una città tranquilla ma vi assicuro che non l’ho trovata così nei primi giorni, molto divertente in giro per la città trovare tifosi, sono salito sul Torrazzo con una vista impressionate. Dal punto due vista calcistico la lingua è problematico ma il calcio ha una sua lingua universale e si comunica con quello. Primi giorni con i compagni bellissimi».

La Cremonese è una neo promossa come lo era anche il Leicester al tuo arrivo. Senti di poter scrivere una nuova impresa?
«Dopo aver parlato con Arvedi e Nicola so che l’obiettivo resta la salvezza. Era così anche al Leicester all’epoca. Quindi prima salviamoci poi non si sa mai. Nel calcio chiunque può battere chiunque. Ci faremo trovare pronti per qualsiasi gara».

Pensi che a Verona potrai scendere in campo?
«Non dipende da me giocare o meno, decide l’allenatore».

La tua impressione della Serie A? Hai già sentito Claudio Ranieri?
«Quando ero giovane in Inghilterra vedevo la serie A in diretta la domenica mattina per cui conosco il campionato, molto competitivo e tra i migliori al mondo. Rispetto alla Premier è più tattico e con più possesso palla ma avendo giocato con Maresca conosco questo calcio. Con Ranieri no ho parlato, ma so che ha speso parole per me e non vedo l’ora di incontrarlo».

Quante offerte hai declinato questa estate? Hai avuto anche tu un idolo in serie A?
«Non me la sento di elencare quanti club ho visitato, ho scelto la Cremonese. Da bambino guardavo tanto Alex Del Piero».

Che cosa ti ha detto Nicola per convincerti?
«In carriera la gente ha sempre dubitato di me, ma io sono riuscito a smentire queste perplessità. Credo che sulla Cremonese ci siano gli stessi dubbi ma Nicola mi ha convinto che smentiremo tutti salvandoci. Vogliamo divertire anche partendo da sfavoriti».

Tra gli italiani che hai conosciuto chi ti ha dato qualche consiglio prima di trasferirti alla Cremonese?
«Ho trascorso tutta l’estate a parlare con Maresca che ha speso belle parole per la società e la zona di Cremona. Non ho esitato e ho preso questa decisione».

A Cremona è diventato virale l’hashtag Stradivardy. Prima di quello si parlava di Stradivialli: cosa significa indossare la maglia che è stata di Vialli?
«Non vedo l’ora di iniziare e basta. Arriveranno le gare che contano e non vedo l’ora di smentire chi dubita di me. Lotteremo sempre in campo e speriamo sarà sufficiente per mantenere la categoria. La carta di identità conta relativamente finché le gambe vanno».

Cosa ti ha detto il cavaliere Arvedi quando vi siete incontrati e cosa ha detto tua moglie quando hai preso questa decisione?
«Di Arvedi, quello che mi ha colpito di più è l’umiltà. Si nota il suo impegno personale non solo verso il club ma verso la città. Mi ha regalato un libro su Cremona, è un signore. Una persona che vuole il successo del club e sappiamo che mantenere la categoria sarà il primo passo. Successivamente sarà più facile costruire. Quanto a mia moglie e ai miei figli hanno tanto entusiasmo per la nuova sfida».

Cosa pensi delle prestazioni della Cremonese?
«Mi ha colpito la solidarietà tra i ragazzi. Non siamo stupidi: sappiamo quanto sarà difficile restare in Serie A ma questi risultati incredibili accendono l’entusiasmo. Noi siamo esigenti».

Cosa ne pensi della costruzione del gioco dal basso che in Italia è molto diffusa?
«È la direzione che ha preso il calcio, una tendenza diffusa che fa parte dell’evoluzione del gioco. Chiaro che coinvolge anche il portiere nella fase di possesso, poi spetta agli avversari muoversi bene per ostacolare questo modo di giocare».

Spiace non aver giocato la gara contro il Milan?
«Sono le gare che ogni giocatore vorrebbe disputare, ma sono grato per il tempo extra che ho potuto sfruttare questa estate perché mi ha aiutato a rilassarmi di più. Tanto di cappello ai ragazzi che hanno vinto a San Siro perché è quella classica gara in cui pensi che possa vincere una squadra sola e invece no».

La parola gol è universale in tutte le lingue. Cosa significa per te segnare un gol?
«Come attaccante puoi aiutare i compagni con un gol, ma credo che l’obiettivo sia vincere e prendere i tre punti. Se dovessi fornire un assist per vincere 1-0 sarei felice come segnare un gol. L’attaccante fa sempre il massimo per mettersi in condizioni di segnare».

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